I nuovi processi partiranno con sei mesi di ritardo. A disporre lo stop, o meglio l’insolito slittamento, il presidente del tribunale di Roma, Roberto Reali. Un provvedimento che riguarderà (almeno per ora) solo i nuovi processi collegali penali (che si occupano quindi dei reati più gravi) disposti dai gip.
A piazzale Clodio i tempi della giustizia diventano ancora di più tartaruga: i nuovi processi collegiali potranno essere fissati solo dopo sei mesi
I magistrati per le udienze penali collegiali scarseggiano: a partire dal 15 ottobre i nuovi processi disposti dal gip non potranno essere fissati prima dei sei mesi.
A prendere la decisione con una ordinanza il presidente del tribunale di Roma Reali. “Mancano il 14,5 per cento dei togati”, ha motivato la decisione.
“Una situazione – aggiunge Reali – ricorrente sia nel settore civile che in quello penale, con un aggravio della situazione in quest’ultimo considerata che la richiamata scopertura impone sovente l’integrazione dei collegi”.
Dei 32 collegi penali, infatti, ne risultano composti da tutti e tre i componenti solo 18, specifica il presidente del tribunale di Roma.
Nell’impossibilità di impegnare i magistrati non togati distogliendoli dal settore civile, il presidente Reali ha deciso quindi di “dover adottare un provvedimento che argini per un limitato arco temporale il carico di lavoro dei magistrati togati”.
Da qui la decisione di “sospendere a decorrere dal 15 ottobre 2022 per sei mesi l’assegnazione dei processi di competenza collegiale provenienti dall’udienza preliminare”.
“Sei mesi – si specifica – decorrenti dall’ultima udienza risultante fissata alla data del 28 luglio 2022”.
Il presidente della Camera Penale di Roma Vincenzo Comi ha espresso forte preoccupazione per la scelta del presidente del tribunale.
“Cosa diremo ai cittadini imputati, magari innocenti, che aspettano la trattazione del loro processo? Che rimangono appesi con un carico giudiziario pendente e talvolta pregiudizievole per incarichi o concorsi? – specifica Comi a Canaledieci – E alle persone offese che restano in attesa di un giudizio su vicende spesso che incidono macroscopicamente sui loro diritti?“.
“Alla luce del provvedimento del presidente del tribunale di Roma – aggiunge il presidente della Camera penale – approfondiremo e cercheremo di capire, e una volta accertate le situazioni di pregiudizio le denunceremo senza se e senza ma. Perché i diritti dei cittadini non sono sacrificabili sull’altare dell’efficienza della giustizia”.
Il blocco – si preoccupano gli avvocati – rischia di determinare uno slittamento a catena dei processi, a dispetto della loro ragionevole durata, già troppo lunga.
L’Ordine degli avvocati minaccia ricorso
Durissimo il commento del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Antonino Galletti: “Si tratta di un provvedimento non annunciato e tantomeno condiviso con l’Avvocatura istituzionale ed associata – scrive il Presidente del COA, consiglio Ordine Avvocati – Ne apprendiamo l’esistenza dagli organi di stampa e ci riserviamo ogni valutazione nel merito, ivi compresa quella di interporre ricorso“.
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