Soffocò la madre affetta da una grave demenza e poi chiamò i carabinieri per confessare, liberarsi. Era il 9 maggio 2024, a Passoscuro, sul litorale romano. Oggi, a poco più di un anno da quel giorno, la Corte d’Assise di Roma ha condannato Cristina Scarpetti a 14 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato. Una pena mite rispetto al reato contestato, che la donna sconterà ai domiciliari.
Omicidio volontario aggravato: la Corte d’Assise di Roma ha riconosciuto per Cristina Scarpetti l’assenza di pericolosità sociale. Niente vizio parziale di mente
Il processo ha mostrato il lato più crudo di una tragedia familiare vissuta in silenzio: Scarpetti, 39 anni, madre di due figli, aveva raccontato in aula mesi di solitudine e disperazione accanto a una madre – Giovanna Scatena -ormai irriconoscibile, affetta da una forma avanzata di demenza frontotemporale.
“Era il mio mondo, poi è diventata una persona che non riconoscevo più. Nessuno mi credeva, nessuno ci aiutava”, il suo racconto.
Due donne disperate
Diciotto ore al giorno trascorse con lei, tra crisi di aggressività, rifiuti dei farmaci e richieste di aiuto rimaste inascoltate. “Passavo ore solo per farle bere un bicchiere di latte. Pensavo di lasciare il lavoro, trascuravo i figli. Mi stavo spegnendo”.
Dopo l’ennesima lite, qualcosa si è rotto. Cristina ha stretto le mani al collo della madre. Poi, la telefonata ai carabinieri, l’arresto, il carcere. “Non cerco giustificazioni. Lo devo ai miei figli, a mio marito. Voglio rialzarmi”, il succo dell’ultima confessione.
Il difensore della donna, l’avvocato Alessandro Marcucci annuncia comunque ricorso. L’imputata è stata considerata consapevole al momento della commissione dell’omicidio della madre.