Nuova tappa cruciale nel caso di omicidio che ha sconvolto l’opinione pubblica romana. Nel processo d’Appello verso la giustizia per l’uccisione di Martina Scialdone, l’avvocatessa di 34 anni assassinata nel gennaio 2023, la Procura Generale ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo per l’ex compagno, Costantino Bonaiuti.
Attesa la sentenza dei giudici della Corte di Assise di Appello: Costantino Bonaiuti sparò alla ex Martina Scialdone fuori da un ristorante al Tuscolano
La richiesta supportata dai legali di parte civile rappresenta un passo significativo nella vicenda giudiziaria dell’omicidio Martina che ha lasciato la sua famiglia nella disperazione.
La richiesta della Procura: conferma integrale della sentenza di ergastolo
La Procura Generale non ha lasciato spazio a dubbi: la richiesta è la conferma integrale della sentenza di primo grado, emessa dai giudici della Prima Corte d’Assise lo scorso dicembre.
Questa sentenza aveva riconosciuto tutte le aggravanti contestate a Bonaiuti. E l’avvocato Mario Scialla, legale di parte civile della famiglia Scialdone, ha dichiarato “abbiamo chiesto la conferma integrale della sentenza”, sottolineando come il processo abbia evidenziato tutti i riscontri alle accuse mosse contro l’imputato.
Le accuse e le aggravanti: gelosia, premeditazione e l’installazione di un dispositivo GPS per spiare Martina
Costantino Bonaiuti è accusato di omicidio volontario, aggravato da futili e abietti motivi. La gelosia, il legame affettivo preesistente con la vittima e la premeditazione sono gli elementi chiave contestati.
In particolare poi, la premeditazione è stata rafforzata dall’evidenza che Bonaiuti avesse portato l’arma sul luogo dell’appuntamento, consapevole della volontà di Martina Scialdone di interrompere definitivamente la relazione.
Un dettaglio agghiacciante infine, emerso durante le indagini è l’installazione clandestina di un GPS sull’auto di Martina. Il dispositivo era collegato al cellulare di Bonaiuti, che gli permetteva così di controllare ogni suo spostamento.
Oltre all’omicidio, all’uomo è contestato anche il porto illegale in luogo pubblico della pistola semiautomatica Glock, che deteneva per uso sportivo.
L’omicidio davanti al fratello
Il delitto avvenne al culmine di una lite, fuori da un ristorante in via Amelia al Tuscolano, a Roma. Martina aveva deciso di porre fine alla relazione, scatenando la furia di Bonaiuti. Il dramma si consumò davanti agli occhi del fratello della vittima, che era arrivato sul posto, preoccupato per la sorella, trovandosi davanti ad una scena straziante che ha segnato profondamente la sua famiglia e l’intera comunità del quartiere.
L’attesa della sentenza: il 16 luglio la decisione finale
L’attesa è ora tutta per il prossimo 16 luglio, data in cui è prevista la sentenza dei giudici della Corte di Assise di Appello. Un verdetto che sarà un momento cruciale per la famiglia Scialdone e per tutti coloro che chiedono giustizia per Martina da oltre due anni da quel tragico 13 gennaio 2023.