Dopo i dubbi sui rilievi ora quelli sulle intercettazioni. A quasi 18 anni dal brutale omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, la vicenda giudiziaria si arricchisce di nuovi sviluppi. Mentre la Procura di Pavia ha ufficialmente riaperto le indagini, la famiglia della giovane vittima, però, si è trovata al centro di un nuovo ciclone mediatico che, a loro dire, travisa i fatti e mina la memoria di Chiara.
Garlasco, nuove indagini sul delitto di Chiara Poggi: la famiglia contro le ricostruzioni fantasiose
A denunciare quella che definiscono una “campagna diffamatoria” sono gli avvocati della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna. In una nota ufficiale, i legali parlano di una pressione mediatica incessante che colpisce duramente i familiari – i genitori Giuseppe Poggi e Rita Preda, e il fratello Marco – oltre alla stessa Chiara, che non può difendersi.
Secondo la famiglia, alcune trasmissioni televisive, avrebbero insinuato relazioni sentimentali mai dimostrate, ricorrendo a vecchie dichiarazioni già smentite in passato, provenienti addirittura da persone oggi decedute. Tali elementi, affermano gli avvocati, sono stati già giudicati infondati nel corso dei procedimenti precedenti. “Non possiamo più tollerare continue speculazioni e ricostruzioni da romanzo”, si legge nella dichiarazione.
Il 17 giugno l’incidente probatorio
Intanto, sul piano giudiziario, l’attenzione è tornata su Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, già indagato e archiviato due volte.
Una nuova perizia tecnica – commissionata dalla difesa di Alberto Stasi e successivamente acquisita dalla Procura – ha ritenuto compatibile un’impronta parziale trovata sulle scale della villetta di Garlasco con il profilo genetico di Sempio. L’impronta, conosciuta come “impronta 33”, sarà al centro dell’incidente probatorio fissato per il 17 giugno, dove verranno riesaminati anche altri reperti con le più moderne tecniche forensi.
Il nodo delle telefonate
Il nodo delle telefonate anonime giunte sul telefono fisso di casa Poggi la mattina del delitto resta uno dei punti chiave dell’inchiesta. Si tratta di quattro chiamate – effettuate tra le 11:37 e le 13:30 – che, in base ad analisi precedenti, sarebbero riconducibili a utenze con disattivazione permanente dell’identificativo. Una di queste sarebbe legata all’abitazione di Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima, già condannato in via definitiva a 16 anni di carcere.
La Procura di Pavia ha deciso di riesaminare anche i tabulati telefonici di Chiara, di Sempio e della loro cerchia di amici, per verificare la tenuta degli alibi e chiarire possibili incongruenze. In particolare, si guarda con attenzione alle telefonate partite dal cellulare di Sempio verso il numero fisso dei Poggi. Sempio ha dichiarato di aver cercato Marco Poggi, ma di aver erroneamente chiamato il numero di casa. Una spiegazione che non ha convinto pienamente gli inquirenti.
La famiglia Poggi, pur manifestando fiducia nelle autorità giudiziarie, ha espresso la propria ferma intenzione di intraprendere azioni legali per difendere la memoria di Chiara e la propria dignità. “Auspichiamo che le autorità competenti possano contribuire a mettere fine a queste condotte diffamatorie“, hanno concluso gli avvocati.