Il caso di Mirella Gregori, sparita per sempre a Roma il 7 maggio 1983, è tornato sotto i riflettori durante un convegno organizzato oggi, saabato 31 maggio, a Roma dalla sezione regionale dell’associazione Penelope che assiste le famiglie e gli amici delle persone scomparse. All’incontro ha partecipato anche la sorella Maria Antonietta che all’età dei fatti aveva 16 anni, uno in più di Mirella.
La sorella di Mirella Gregori: “Fummo pedinati prima del rapimento e abbiamo sofferto tanto”
Nonostante siano passati poco più di 40 anni dal giorno in cui la quindicenne sparì senza più fare ritorno risucchiata nelle strade di una città ancora scossa dagli ultimi sussulti del terrorismo e della violenza politica, Maria Antonietta ha tratteggiato le sensazioni e la terribile condizione in cui precipitano le famiglie messe così duramente alla prova da uno dei peggiori incubi che si possano vivere.
“La nostra famiglia -ha affermato- è stata dapprima attenzionata, siamo stati pedinati e seguiti perché chi portò via Mirella agì prima che mio padre rientrasse dal lavoro per citofonare e farla scendere sapendo che sù c’era solo mia madre”.
Da quel momento la paura e la disperazione dell’attesa entrarono a far parte della vita dei Gregori che abitavano e gestivano un bar dalle parti di via Nomentana.
“Periodi difficili, tutt’altro che tranquilli, quando uscivo – ha raccontato Maria Antonietta- mi guardavo sempre alle spalle. Era una situazione pesante, avevamo il commissariato di fronte e durante i primi mesi aspettavamo che la polizia ci dicesse qualcosa. Mia madre andava tutti i giorni a chiedere se ci fossero novità e si sentì anche rispondere, in modo seccato, che non poteva star lì in continuazione perché in caso di informazioni ci avrebbero contattato”.
Il 22 giugno dello stesso anno in cui Mirella svanì nel nulla si perdono, poco più di un mese dopo, anche le tracce della 15enne Emanuela Orlandi penultima figlia di Ercole, commesso della Prefettura della casa pontificia e di Maria Pezzano, ancora vivente e tuttora in attesa del ritorno della ragazzina il cui caso venne immediatamente associato a quello di Mirella.
“Quando è subentrato il filone di Emanuela Orlandi -puntualizza Maria Antonietta Gregori- il destino delle due ragazze si è unito in modo indissolubile accomunato da depistaggi, mitomani, persone che ci offrivano la risoluzione della scomparsa in cambio di soldi. Abbiamo passato di tutto. Anche persone che ti dicono, noi sappiano dove è ma non possiamo dirlo. La famiglia di una persona che sparisce deve subire anche questo”.
“Sei alla mercé di tutti, ma nello stesso tempo ti attacchi a tutte le notizie che ti arrivano e che potrebbero essere quelle giuste. Ti disperi e poi c’è quel barlume di luce che si accende e che ti fa pensare, forse è la persona giusta. Il fatto che Mirella ed Emanuela fossero parte di uno stesso progetto criminale -aggiunge Maria Antonietta Gregori- da un lato ha dato molta visibilità alla sparizione di mia sorella, ma dall’altro ha fatto sì che venisse inghiottita in un vortice in cui nessuno sa se, veramente, lei ed Emanuela siano sparite in nome di uno stesso destino”.
L’app per la ricerca delle persone svanite nel nulla
Durante l’Open Day Penelope Lazio, cui ha preso parte anche l’artista Rocco Micale autore di una serie di ritratti connessi alle vicende oggetto dell’incontro si sono succeduti, sono intervenuti, tra gli altri, l’avvocato Nicodemo Gentile presidente di Penelope Italia, Raoul De Michelis comandante della polizia locale Cisterna di Latina, Giovanni Vaudo psicologo sostenitore dei famigliari di Penelope, Simona Buonocore psicologa.
Durante l’evento è stata presentata anche l’app dedicata alla ricerca delle persone scomparse “Sos Find You”, realizzata da Cristina Zanelli, Luciana Bocconi e John Malcom Piccinno.
L’associazione ha poi consegnato attestati di riconoscenza ai rappresentanti delle forze dell’ordine impegnate a collaborare nelle operazioni di ricerca delle persone nei cui confronti pendono denunce di scomparsa.