Michela Andretta, 28enne di Acilia morta dopo un intervento all’orecchio: la famiglia dice no all’archiviazione

Michela Andretta avrebbe dovuto affrontare un intervento di routine, poi la notizia agghiacciante della morte

Michela Andretta

L’inchiesta aperta sulla morte di Michela Andretta, la 28enne di Acilia deceduta a maggio 2024 dopo un intervento per l’asportazione di un angioma all’orecchio presso la clinica “Fabia Mater” di Roma, si avvia verso l’archiviazione. La procura, dopo mesi di indagini e l’analisi tecnica affidata a periti di fiducia, ha chiesto la chiusura del fascicolo per omicidio colposo a carico di tre medici dello staff coinvolti.

Michela Andretta avrebbe dovuto affrontare un intervento di routine, poi la notizia agghiacciante della morte

Secondo i consulenti del pubblico ministero, infatti, non sarebbero emersi errori diagnostici o procedurali riconducibili alla morte della paziente.

Il decesso, spiegano, sarebbe avvenuto per “insufficienza cardiorespiratoria dovuta a una crisi del tono vagale”, un’improvvisa e imprevedibile riduzione del flusso sanguigno.

Pur rilevando alcune criticità nella gestione clinica, i periti non le ritengono determinanti per l’esito fatale.

Una conclusione che non convince i familiari di Michela, che rappresentati dagli avvocati Marina Colella, Vincenzo Comi e Francesco Paolo Parisi, che hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.

I legali contestano sia il contenuto della relazione tecnica del pm, definita “confusa e inquietante”, sia la ricostruzione delle cause del decesso.

I dubbi della famiglia

I consulenti della parte civile ipotizzano una “stasi del circolo polmonare” dovuta al farmaco somministrato durante l’intervento e sollevano dubbi anche sulla gestione clinica prima e dopo l’operazione.

Secondo la famiglia, sarebbero mancati accertamenti preliminari che avrebbero potuto evidenziare il rischio connesso alla malformazione vascolare, rendendo l’intervento non necessario. Anche sulle manovre rianimatorie post-arresto cardiaco emergono perplessità.

La richiesta avanzata con l’opposizione è chiara: proseguire le indagini e nominare nuovi consulenti esperti in anatomia patologica e radiodiagnostica per ottenere una ricostruzione più precisa. Ora sarà il giudice, entro 45 giorni, a decidere se accogliere la richiesta di archiviazione o disporre ulteriori approfondimenti. La famiglia, intanto, continua a chiedere trasparenza e verità.