Neonato muore a poche ore dalla nascita, ginecologa e ostetrica finiscono a processo per omicidio colposo. Secondo la procura avrebbero dovuto procedere al parto cesareo per evitare la sofferenza al piccolo, venuto alla luce dopo un parto difficile risolto con la ventosa.
Neonato muore dopo il parto: “Il cesareo poteva salvargli la vita”
La tragedia avvenuta tre anni fa al Policlinico Casilino ora è sfociata in un caso giudiziario. Le due sanitarie sono state rinviate a giudizio a piazzale Clodio con l’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario.
Un parto difficoltoso
I fatti risalgono a marzo 2022. Una trentenne di origini indiane e residente a Velletri, si era recata all’ospedale Casilino di Roma con la gravidanza ormai giunta al termine.
Durante la notte, le venne indotto il travaglio. Nonostante le contrazioni, il parto si è rivelato difficoltoso: il bambino – Indre, questo il nome scelto – non riusciva a nascere, e il personale sanitario allora ha deciso di ricorrere alla ventosa, evitando l’intervento chirurgico. La nascita al quarto tentativo.
Cruciale una perizia
Indre nasce, respira, sembra in buona salute. Ma un paio di ore dopo la situazione precipita. La morte avviene alle 7.25 dell’8 marzo del 2022, tanto che viene sollevata la possibilità di una morte bianca, le inspiegabili morti in culla. Ipotesi scartata dal consulente del pm, il medico legale Franco Carboni.
Alle due sanitarie viene contestato di non aver fatto le scelte più idonee, nel caso la tragedia si sarebbe potuta evitare.
Il parto natale con ventosa
Ginecologa e ostetrica non avrebbero effettuato – secondo l’acusa – gli esami necessari per accertare la posizione del feto e valutare correttamente tutti i rischi.
Invece di disporre un cesareo d’urgenza, che ritenevano troppo pericoloso, avrebbero tentato il parto naturale con ventosa, scelta che – sempre secondo l’accusa – si è rivelata fatale.
La giudice per l’udienza preliminare, Tamara De Amicis, ieri, 13 maggio, ha disposto il rinvio a giudizio per ginecologa e ostetrica. Spetterà ora al giudice monocratico del tribunale di Roma eventuali responsabilità delle due sanitarie.
L’inizio del processo è stato fissato tra un anno, per il 12 maggio 2026.