Sulla Cassia Bis va in scena la truffa dello sportello auto aperto

Sulla Cassia Bis va in scena la truffa dello sportello auto aperto, automobilisti nel mirino di una banda organizzata

La strisciata sullo sportello destro della Fox impresso dai truffatori per far credere che lo sportello aperto avesse colpito la loro vettura

Sulla Cassa bis va in scena la truffa dello sportello auto aperto. Le strade che portano ai raggiri sono infinite. E, nei giorni passati di traffico da esodo, alla vasta gamma di stratagemmi che imperversano nella capitale e dintorni ai danni di ignari automobilisti, tra specchietti rotti, falsi tamponamenti e via imbrogliando se n’è aggiunto un altro.

Sulla Cassia Bis va in scena la truffa dello sportello auto aperto, automobilisti nel mirino di una banda organizzata

Vittima di questo insolito episodio di malaffare un 60enne che preferisce mantenere l’anonimato ma, ancora scosso, vuole raccontare quanto gli è accaduto nella speranza di poter mettere in guardia chi percorre la Strada statale 2 bis via Cassia Veientana che, dalla metropoli, porta in direzione di Viterbo.

La trappola è scattata intorno a mezzogiorno e mezzo di ieri, domenica 5 maggio, quando la vittima che si trovava alla guida di una Volkswagen Fox, in viaggio verso Campagnano di Roma, 33 chilometri a nord della capitale, durante il sorpasso di una berlina color grigio metallizzato, a circa 120 all’ora di velocità, ha udito un colpo fortissimo sullo sportello del passeggero.

A quel punto il conducente alla guida della berlina faceva ampi cenni per costringere il 60enne ad accostare in una piazzola di emergenza poco distante.

Tutto calcolato nei minimi particolari. In quei brevi attimi, sospesi tra l’incredulità e la confusione, il tipo si avvicinava dal lato destro apriva la portiera e, inserendo il fermo porta meccanico, sosteneva di essere stato colpito sulla parte posteriore sinistra proprio dallo sportello lasciato inavvertitamente aperto.

Con tono deciso il truffatore invitava il conducente della Fox a spostarsi presso l’area di servizio della stazione Eni Station situata poco più avanti e che di domenica è sempre chiusa.

Chiara l’intenzione di pretendere il risarcimento in danaro in un luogo defilato, dove sarebbe stato molto più facile fare pressioni sul malcapitato affinché conciliasse il ‘danno’ seduta stante e senza fare storie.

Alla fine si accontentano di pochi spicci e via, per tendere lo stesso trabocchetto a qualcun altro

Avevano progettato tutto nei minimi particolari -racconta il 60enne- ma non che nei pressi della stazione di servizio, proprio ieri e in modo del tutto casuale, avesse per la prima volta deciso di restare aperto, anche se di festivo, un chiosco che vende panini con salsiccia e arrosticini e dove stava organizzandosi per cucinarli un gruppo di sei persone”.

“Avevo capito che mi stavano truffando, ma temevo che se mi fossi opposto alla richiesta di contante la situazione avrebbe potuto prendere una brutta piega. Sullo sportello mi sono poi accorto che avevano lasciato il segno di una sorta di graffio a riprova dell’impatto con la loro auto”.

Una sensazione davvero brutta e di impotenza – prosegue l’uomo- anche perché la donna al posto del passeggero che il tizio mi aveva detto di essersi spaventata per l’impatto dello sportello, in realtà era un uomo piuttosto robusto con barba color pepe ed elegantemente vestito con giacca e cravatta”.

“Il chiosco è stato la mia salvezza. Di fronte a testimoni i due hanno deciso di desistere dicendo che il danno subito, in fondo, era minimo e trattabile con pasta abrasiva. Ma pur di non andarsene a mani vuote mi hanno chiesto ‘zì non è che ci’hai qualche spiccio così almeno mi ci ripago il costo della pasta?’

E con cinque euro in tasca si sono allontanati. C’è da giurare, pronti a prendere in castagna la prossima vittima.