Altri sei stabilimenti balneari, un ristorante e un chiosco da gestire sulle spiagge di Ostia sono stati messi a gara dal Campidoglio. Tra questi non c’è l’Aneme e Core, destinato alla demolizione perché ritenuto abusivo.
Al via la gara per l’affidamento della gestione per una stagione, prorogabile per altre due, di otto impianti balneari sulle spiagge di Ostia. Lo strano destino dell’Aneme e Core
L’appalto è stato lanciato sul portale tuttogare di Roma. Riguarda stabilimenti balneari famosi e due spazi altrettanto noti ai frequentatori delle spiagge di Ostia. Si tratta degli stabilimenti Village, Arcobaleno Beach, La Caletta, l’Ancora, La Playa, Nuova Pineta-Pinetina, del ristorante “Peppino a mare” e del chiosco sulla spiaggia libera attrezzata Hakuna Matata. I candidati, che avranno tempo fino al 5 maggio per presentare le loro offerte, potranno partecipare e ottenere solo una concessione delle rispettive tre categorie. Il Village e l’Hakuna Matata arrivano sul mercato dopo la confisca, il primo al clan Fasciani e il secondo ai Balini per la bancarotta del porto turistico.
Nei criteri di valutazione saranno assegnati dalla commissione incaricata di esaminare le domande 70 punti per il progetto tecnico (aumento della visibilità del mare, uso di materiali ecosostenibili, impiego di strutture rimovibili, qualità architettonica) e 30 punti per la parte economica. In buona sostanza, prende più punti chi aumenterà il canone concessorio di base che è indicato nella gara d’appalto in queste dimensioni:
Village: 14.783 euro;
Arcobaleno Beach: 13.136 euro;
La Caletta: 6.420 euro;
L’Ancora: 20.621 euro;
La Playa: 31.992 euro;
Nuova Pineta-Pinetina: 51.004 euro;
Ristorante Peppino a Mare: 3.204 euro;
Chiosco Hakuna Matata: 3.204 euro.
Confermato il meccanismo delle royalty
Anche nel nuovo bando è stato inserito il requisito della miglior offerta sul pagamento delle royalty ovvero la provvigione da corrispondere del Comune di Roma sul fatturato. Si parte da un minimo del 2% sul fatturato per crescere con multipli di due in aggiunta: piu’ il candidato offre, più scala aumenta il suo punteggio, quindi le probabilità di aggiudicazione.
Lo strano destino dell’Aneme e Core
Nel bando di gara lanciato dall’amministrazione capitolina, che va ad aggiungersi a quello di 31 concessioni per altrettanti stabilimenti e chioschi di Ostia, prima sospeso dal Tar del Lazio poi riammesso dal Consiglio di Stato, è stato escluso lo stabilimento balneare Aneme e Core di piazza Scipione l’Africano. Questo perché il Campidoglio ha deciso di demolirlo per farne una spiaggia libera. Risulta addirittura che l’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sottratti alla criminalità, che ha ricevuto la gestione dal Tribunale di Roma per la bancarotta Balini, abbia dato disposizione di donare alle organizzazioni benefiche le strutture rimovibili presenti all’interno dello stabilimento stesso.
E’ un atteggiamento singolare che fa a pugni sia con la storia del luogo che con la regolare concessione rilasciata dal Comune di Roma stesso. L’Aneme e Core, infatti, nasce dalla riconversione di un vecchio cantiere nautico, risalente agli anni Sessanta, il cantiere Marini. E nel 2003 il Dipartimento IX di Roma Capitale, con dd 1472/03 a firma dell’architetto Gianfilippo Biazzo, l’antico cantiere nautico “Marini” veniva legittimato nella trasformazione a stabilimento balneare.
La decisione di demolire l’Aneme e Core sembra una discriminazione per una zona, quella di Ostia Ponente, che evidentemente, non può contare su strutture confortevoli per la balneazione ma deve “accontentarsi” di spiagge libere peraltro quasi scomparse per l’erosione.