Raul Esteban Calderon, conosciuto anche come Francisco, un cittadino argentino con un passato costellato di precedenti con la giustizia, è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”, storico capo degli ultras della Lazio. La sentenza di primo grado, emessa dal tribunale di Roma, lo ha condannato all’ergastolo.
Legali del condannato contestano la sentenza e annunciano battaglia legale: “Non ci arrendiamo, Calderon è innocente”
L’uomo è stato ritenuto colpevole della morte di Piscitelli, avvenuta nell’agguato del 7 agosto 2019 nel Parco degli Acquedotti, nel quartiere Appio Claudio della Capitale.
L’agguato al Parco degli Acquedotti: un’esecuzione in pieno giorno
Fabrizio Piscitelli fu ucciso mentre era seduto su una panchina del parco, vittima di un agguato premeditato e cruento. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’omicidio sarebbe stato commissionato nell’ambito della lotta per il controllo del lucroso mercato della droga romano, in cui Piscitelli aveva un ruolo di primo piano. Nonostante la richiesta della procura, i giudici non hanno riconosciuto l’aggravante del metodo mafioso.
Calderon, già condannato per altri omicidi
Raul Esteban Calderon si trova già dietro le sbarre, arrestato nel dicembre del 2021. Nel suo curriculum criminale, nel novembre del 2024 era già stato condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio di Selavdi Shehaj, avvenuto a Torvaianica nel settembre del 2020, con modalità simili a quelle utilizzate per eliminare Piscitelli.
A febbraio di quest’anno peraltro, è arrivata anche la condanna in appello per il tentato omicidio dei fratelli Emanuele e Alessio Costantino, confermando la sua pericolosità e la sua propensione alla violenza estrema.
Le prove contro l’argentino
Le prove che hanno inchiodato Calderon all’omicidio di Fabrizio Piscitelli sono solide e plurime. In primis, le registrazioni delle telecamere di sorveglianza presenti nella zona del Parco degli Acquedotti, che hanno immortalato il suo arrivo sul luogo del delitto, travestito da runner, un tentativo di mimetizzarsi che non è bastato a eludere gli investigatori.
A queste immagini poi si sono aggiunte diverse testimonianze, tra cui quella della sua ex compagna, che hanno contribuito a ricostruire il suo coinvolgimento nell’omicidio.
La doppia identità di Calderon: si nascondeva dietro il nome di Musumeci
Il processo ha anche svelato un dettaglio sulla sua vera identità. Raul Esteban Calderon è in realtà Gustavo Alejandro Musumeci. Una doppia identità, probabilmente utilizzata per sfuggire alle forze dell’ordine e rendere più difficile la sua identificazione.
Ombre sul mandante: un’indagine ancora aperta
Nonostante la condanna all’ergastolo di Calderon, alcuni aspetti cruciali dell’omicidio di Fabrizio Piscitelli rimangono ancora avvolti nel mistero. Chi ha commissionato l’omicidio? Qual è stato il ruolo preciso delle organizzazioni criminali nel controllo del traffico di droga romano? L’esclusione dell’aggravante del metodo mafioso da parte dei giudici lascia aperte importanti interrogativi sul contesto in cui è maturato l’agguato.
Difesa Calderon: “Non è lui l’assassino di Diabolik, faremo appello”
“Non possiamo dirci soddisfatti perché siamo convinti che Raul Esteban Calderon non sia l’autore di questo omicidio. Per questo motivo, siamo profondamente insoddisfatti ma non sorpresi dalla sentenza” – la difesa di Raul Esteban Calderon sulla condanna all’ergastolo inflitta all’assistito per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik.
La sentenza emessa dalla Terza Corte di Assise di Roma ha escluso l’aggravante del metodo mafioso, un punto su cui la difesa ha espresso una parziale soddisfazione.
Nonostante questo parziale successo però, la difesa rimane convinta dell’innocenza del proprio assistito annunciando con determinazione il ricorso in Appello. “Siamo comunque persuasi che non sia Calderon l’autore dell’omicidio. Non c’è dubbio che ricorreremo in appello” – ha ribadito con forza l’avvocato Caiazza.