Fa pipì sull’Altare della Patria il giorno della laurea, finisce alla sbarra

Il neo laureato e la bravata della pipì: rischia una condanna fino a tre anni

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Foto di archivio

Festeggia il giorno dell’agognata laurea con una bravata e ora potrebbe pagarne il conto. La bravata? Fare la pipì sulla cancellata dell’Altare della Patria, a Roma. Lui che sghignazza con fare liberatorio, l’amico che lo riprende col telefonino, mentre dei poliziotti sulla volante di servizio osservano la scena a debita distanza.

Il neo laureato e la bravata della pipì: rischia una condanna fino a tre anni

L’episodio risale al 15 giugno di due anni fa. Ora per il neo dottore in scienze politiche, 26 anni da poco compiuti, si è aperto il processo su citazione diretta a giudizio firmata dal pm Nicola Maiorano.  Il titolo di reato contestato il 518 duodecies, l’imbrattamento di beni culturali (pena tra sei mesi ai tre anni), contestazione introdotta per stangare gli ambientalisti di Ultima Generazione e similari che buttano pseudo vernice sulle opere d’arte in segno di protesta.

Per capire meglio la scena bisogna fare un salto all’indietro a un paio di anni fa. Dopo la sessione di laurea e un party con gli amici, il neo dottore si appresta a fare un giro in centro, a Roma. Complice forse qualche bicchiere di troppo, il neo laureato decide di abbassarsi i pantaloni e fare pipì, proprio di fronte all’Altare della Patria, simbolo e orgoglio dell’Italia intera. Il luogo prescelto, la cancellata principale del Vittoriano.

A interrompere l’atmosfera divertita l’intervento della polizia che ferma i due ragazzi e li invita negli uffici del Commissariato Celio per l’identificazione e la relativa denuncua. Dal cellulare la prova del reato. Le scuse, però, non sono state sufficienti.

La proposta del difensore

La giustizia da quel momento fa il suo corso. Il difensore del neo laureato, l’avvocato Gian Maria Nicotera, ora è pronto a giocare la sua carta. Chiederà al giudice di far lavorare il giovane in una struttura assistenziale pubblica e scontare così la sua ‘pena’. L’idea è quella di fargli prestare servizio in strutture che aiutano mamme in difficoltà.