Termovalorizzatore di Roma, LaBur: “Una nuova irregolarità può far saltare l’intero iter autorizzativo”

Secondo il Laboratorio di urbanistica l’atto per la costruzione del Termovalorizzatore della capitale è tutto da rifare

Nella planimetria elaborata da LaBur la parte filtrata dal disco rosso è la porzione che inficerebbe la regolarità dell'atto notarile di acquisto da parte del Campidoglio

Una nuova irregolarità amministrativa potrebbe far saltare, secondo LaBur, Laboratorio di Urbanistica, tutto l’iter sin qui compiuto dal Campidoglio per la realizzazione del Termovalorizzatore che dovrebbe sorgere ai confini con il Comune di Albano.

Secondo il Laboratorio di urbanistica l’atto per la costruzione del Termovalorizzatore della capitale è tutto da rifare

A inficiare l’atto notarile di acquisizione da parte del Comune di Roma dei terreni in parte situati nel territorio dei Castelli Romani sarebbe, secondo LaBur, una particella catastale di circa 600 metri quadri sull’intera superficie in via di acquisizione da parte dell’amministrazione capitolina.

Anche se le dimensioni della porzione di territorio oggetto delle presunte irregolarità sarebbe inferiore rispetto a quanto ipotizzato da LaBur lo scorso mese di gennaio, l’illegittima attribuzione della nuova particella catastale comporterebbe la necessità di annullare gli atti fin qui compiuti e di far ricominciare tutto l’iter notarile dall’inizio.

L’area interessata dall’impianto del ‘Termovalorizzatore’ -sottolinea il Laboratorio di Urbanistica- sconfina oltre il limite naturale tra i due Comuni”.

Dopo la messa in onda il 15 dicembre dello scorso anno di un servizio di Report intitolato “Il santo inceneritore” e dedicato proprio al ‘Termovalorizzatore’ LaBur adombra, inoltre, il sospetto che la particella in questione, identificata dal numero 3356 del foglio 1186, sarebbe comparsa sulle carte catastali non più sotto forma di porzione di terreno interessata dal passaggio di un corso d’acqua, ma come canale ormai prosciugato (“relitto di acque”).

Un cambio di destinazione che se effettivamente avvenuto non permetterebbe in ogni caso, secondo i ricercatori, di sanare l’iter di acquisto della porzione di terreno da parte del Campidoglio ovvero da Ama, proprietaria dell’impianto.

Si tratta dell’ennesima irregolarità dovuta ad una mancata diligenza in fase istruttoria che ha dimenticato particelle catastali, la deviazione del Fosso della cancelliera (il cd. ‘relitto di acque’)” e la stessa inedificabilità di alcuni “terreni presenti nella dichiarazione dell’atto notarile”.

Il risultato è stato che almeno 600 mq dell’attuale particella n.818 del foglio 1186 del NCEU del Comune di Roma ‘sconfinano’ nell’adiacente territorio di Albano probabilmente per aggiustamenti avvenuti nel dopoguerra, ma comunque non giustificati in quanto ancora ad oggi il confine tra Roma ed Albano è quello del 1935”.

Dopo questa ennesima anomalia, conclude LaBur, “attendiamo che nelle sedi decisorie si prenda atto definitivamente che l’atto notarile non sia valido, motivo per cui si dovrebbe ricominciare da capo tutto l’iter autorizzativo”.

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