Musicista morto dopo il pestaggio a Monti: per gli imputati arriva lo sconto di pena

Il musicista Alberto Bonanni morì dopo tre anni di coma: ricalcolata la pena per l'omicidio volontario

Alberto Bonanni

Sconto di pena per i quattro imputati accusati della morte del musicista Alberto Bonanni, il 28enne di Roviano preso a calci e a colpi di casco la sera de 26 giugno del 2011 a Roma, dove aveva acquistato casa da pochi mesi, e morto tre anni dopo di stato vegetativo. Il processo di appello bis ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Il musicista Alberto Bonanni morì dopo tre anni di coma: ricalcolata la pena per l’omicidio volontario

Dopo il rinvio disposto dalla Cassazione, oggi i giudici della Corte di Assise di Appello hanno ridotto le condanne da 14 a 11 anni e otto mesi per Carmine D’Alise, Christian Perozzi, Gaetano Brian Bottigliero e a 9 anni e otto mesi per Massimiliano Di Perna. Per loro l’accusa è di omicidio volontario.

Gli imputati erano stati già condannati in via definitiva per tentato omicidio ma dopo la morte di Bonanni la Procura di Roma aveva riqualificato il fatto contestando l’accusa di omicidio volontario.

Un pestaggio senza motivo

I fatti risalgono alla notte del 26 giugno 2011: Bonanni si trovava in una piazzetta del quartiere Monti con alcuni suoi amici quando venne, all’improvviso, insultato e poi aggredito, colpito alla testa con un casco, finendo in coma.

Nonostante le cure costanti e gli interventi Alberto Bonanni, il 6 dicembre 2014, è morto in un letto dell’ospedale di Subiaco a causa di un’insufficienza respiratoria.

Dopo alcune settimane il pm Silvia Sereni, titolare del’inchiesta, quindi, ha riaperto un nuovo fascicolo sul caso contestando l’omicidio.

L’autopsia bloccata

Gli accertamenti – che avrebbero provato il nesso di causalità tra il pestaggio e la morte anche a distanza di tre anni e di un tumore cerebrale scoperto poi – sono stati effettuati, poi, in base alla documentazione sanitaria raccolta.

Non è stato possibile infatti, nel marzo del 2015, procedere all’autopsia perché la madre del musicista, sostenuta da tutto il paese, un piccolo borgo della Valle dell’Aniene, aveva impedito il prelievo della salma.

Mio figlio ha sofferto troppo, non voglio che il suo corpo venga più violato”. Anche i bambini della scuola accompagnati dalle maestre, mamme ed anziani, erano scesi in piazza a protezione della salma presidiando per alcuni giorni il cimitero.