Una vicenda paradossale si è chiusa con un lieto fine per la proprietaria di un albergo, costretta a chiudere l’attività durante gli anni della pandemia da Covid-19, che si è vista recapitare due avvisi di accertamento IMU per gli anni 2020 e 2021. Importi stratosferici, che la donna non avrebbe dovuto pagare, in quanto avente diritto all’esenzione IMU stabilita dal Governo, proprio per le strutture ricettive con gestione diretta da parte dei proprietari.
La vicenda paradossale capitata alla proprietaria di un albergo a Laurentina, costretta a chiudere l’attività durante gli anni della pandemia da Covid-19
La donna, con l’attività situata nella zona Laurentina, si è vista recapitare due cartelle esattoriali di importo considerevole: 25mila euro per l’anno 2020 e 34mila euro per l’anno 2021. Una doccia gelata, soprattutto considerando il periodo di chiusura forzata a causa della pandemia.
L’equivoco sulla gestione dell’albergo
La proprietaria, disperata, si è trovata costretta a rivolgersi allo studio di Patrizio Erca e Carlo Lo Torto, per far luce sulla vicenda. Ed è stato così che i suoi consulenti hanno immediatamente individuato un equivoco alla base degli avvisi di accertamento: l’attività risultava registrata come SNC (Società in Nome Collettivo), ma tutte le licenze amministrative erano intestate alla proprietaria, elemento che confermava la gestione diretta dell’albergo e quindi il diritto all’esenzione IMU.
Consulenti costretti al ricorso nonostante la proposta di risoluzione in Autotutela al Comune di Roma
Erca e Lo Torto, in un primo momento, avevano tentato di risolvere la questione attraverso l’autotutela, e cioè il potere dell’amministrazione finanziaria di riesaminare e, se del caso, revocare o annullare propri atti ritenuti illegittimi o infondati.
L’obiettivo era dunque ottenere una rettifica dell’accertamento errato da parte dell’ufficio tributi del Comune di Roma, che tuttavia, non aveva voluto percorrere questa strada, preferendo invece procedere con un “contro ricorso” in tempi record, lasciando ai consulenti della donna, appena 10 giorni per presentare le proprie controdeduzioni.
Comune condannato a pagare le spese legali
Nonostante la fretta del Comune, i legali sono riusciti a depositare la risposta in tempo utile, consentendo al giudice di pronunciarsi sul caso. La sentenza è stata netta: l’ufficio tributi è stato condannato a pagare 2mila euro di spese legali, presumibilmente proprio a causa della mancata risposta in autotutela e dell’ingiustificato protrarsi della vicenda.
Lo sdegno dei social “Una vergogna danneggiare chi ha già subito la chiusura per Covid”
“È una vergogna chiedere l’IMU a chi ha un albergo per i due anni di chiusura obbligata da Covid. Se la donna non avesse deciso di indagare a fondo, si sarebbe trovata costretta a pagare l’IMU 2020 per 25mila euro e l’IMU 2021 per 34mila euro, per un totale di 59mila euro complessivi. L’auspicio è che questa storia possa servire da monito e che le istituzioni si impegnino maggiormente per rispettare le procedure e tutelare i contribuenti, soprattutto in momenti di difficoltà” – il commento degli utenti alla nota diffusa sulla vicenda emblematica.