Il caso Village a Ostia, quando l’Antimafia fallisce e lascia spazio ai vandali (VIDEO)

Devastato e lasciato in balia ai vandali lo stabilimento balneare Village è l’esempio del fallimento delle agenzie Antimafia

Vetri in frantumi, porte sfondate, sedie distrutte, un tappeto di polvere antincendio scaricata dagli estintori: benvenuti nello stabilimento balneare Village. Confiscato alla mafia e affidato all’Agenzia nazionale per i beni sottratti alla criminalità, è l’esempio del fallimento delle agenzie antimafia a Ostia.

Devastato e lasciato in balia ai vandali lo stabilimento balneare Village è l’esempio del fallimento delle agenzie Antimafia

E’ deprimente lo scenario che si trovano di fronte quanti passeggiano sulla spiaggia all’altezza della Casa della Salute, su lungomare Paolo Toscanelli. Qui, infatti, si affaccia lo stabilimento balneare Village: una volta impianto di lusso, è stato sequestrato e poi confiscato perché accreditato ai traffici illegali della famiglia criminale dei Fasciani. A occuparsene dovrebbe essere l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC) ma prima uno scandalo scoperto dalla Procura di Roma poi gli atti vandalici ne hanno fatto un esempio di malagestione e incuria.

I vandali hanno devastato lo stabilimento. Vetrate in frantumi, porte delle cabine sfondate, estintori scaricati della polvere antincendio, sedie fracassate: questa l’opera consumata da ignoti. E c’è chi ha notato persone aggirarsi e bivaccare all’interno dell’impianto. L’amministratrice del bene affidato alla gestione dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati ha presentato una denuncia contro ignoti ai carabinieri. E’ chiaro che qualcosa di più andava fatto, come per esempio assumere un custode e far funzionare l’impianto di videosorveglianza originariamente istallato nello stabilimento.

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Il locale bar-pizzeria del Village devastato dai vandali – canaledieci

La storia del Village

Nato dalla ristrutturazione de “Le Lampare” come gemello di lusso della confinante spiaggia libera attrezzata “Faber Beach”, tanto da avere originariamente il nome di “Faber Village”, lo stabilimento antistante la Casa della Salute di Ostia secondo le contestazioni della magistratura romana, era finito nella disponibilità del clan criminale dei Fasciani. La Malibu Beach, società concessionaria dello stabilimento, era stata sequestrata dal tribunale di Roma a luglio del 2016 e confiscata definitivamente a novembre 2021 perché ritenuta un bene appartenente appunto alla criminalità organizzata.

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L’ingresso alla spiaggia del Village – canaledieci

Le accuse di truffa

Il 22 maggio 2024 il gip del Tribunale di Roma, Roberto Ranazzi, ha emesso un’ordinanza di misure cautelari per nove persone (cinque agli arresti domiciliari, quattro agli obblighi di firma) rispetto a 34 indagati per supposti reati commessi, tra gli altri, nella gestione dello stabilimento balneare “Village” di Ostia. Riguardo all’impianto balneare i nove raggiunti dalle misure cautelari sono accusati a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato perché in concorso tra loro “inducevano in errore l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati (ANBSC), procurando a sé od altri un ingiusto profitto (la gestione dello stabilimento balneare Village) con altrui danni (mancato introito dei canoni di locazione a favore della Malibu Beach srl, società confiscata e pertanto patrimonio dello Stato) al fine di esercitare il diritto di prelazione in caso di vendita del bene. Fatto commesso in presenza di circostanze aggravanti”.

Oggetto dell’indagine è stata la gestione dell’anno 2019 dello stabilimento balneare. Dall’inchiesta giudiziaria sono emersi un ammanco di 209mila euro, profitto della gestione di quella stagione balneare, e una serie di pagamenti in nero anche del personale.

All’atto del sequestro dello stabilimento, la società Hesperia era titolare di un contratto di locazione dalla Malibu Beach per 400mila euro l’anno, contratto che è stato fatto cessare l’11 maggio 2018 per “insoluti nel canone di affitto” da parte della Hesperia. Il 2 aprile 2019 gli amministratori nominati dal tribunale affidavano la gestione dello stabilimento alla Senior Italia Foundation Onlus; non potendo gestire attività con fini di lucro, veniva creata la Senior Italia Service srl che prendeva in affitto il ramo d’azienda collegato alle attività produttive. Il Tribunale, nell’ordinanza del 22 maggio scorso, dichiara che non solo “non sono emerse attività promozionali volte alla popolazione Senior del Paese” con la gestione del Village, come da impegno statutario, ma anche che le indagini “hanno palesato uno svuotamento delle casse della Senior Italia Service Srl tramite utilizzo di fatture false”. Tutto questo, accusa il Tribunale di Roma, con il concorso degli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale stesso e dall’ANBSC.