Pineta delle Acque Rosse, sgombrata la tendopoli: nel bosco restano i detriti

L’accampamento abusivo nella pineta delle Acque Rosse non esiste più ma l’area è ancora ricoperta dai resti accantonati nella vegetazione

La marcia di protesta organizzata nella pineta delle Acque Rosse di Ostia, occupata da una tendopoli di senza dimora ha avuto il suo effetto. Ma si è trattato di un effetto parziale perché se i ricoveri di fortuna sono stati smantellati e i loro occupanti costretti a lasciarli i detriti dell’accampamento sono ancora lì ammucchiati in mezzo alla vegetazione dell’area protetta.

L’accampamento abusivo nella pineta delle Acque Rosse non esiste più ma l’area è ancora ricoperta dai resti accantonati nella vegetazione

L’impressione è che tutto si sia svolto in nome di un intervento che lascia spazio a numerosi dubbi. Per lo meno se lo si confronta con le procedure normalmente utilizzate in questi casi che prevedono la messa in sicurezza dell’area da parte degli agenti della polizia locale di Roma Capitale e il contestuale impiego di personale dell’azienda municipalizzata della nettezza urbana (Ama) per provvedere alla rimozione delle tende e dei numerosi oggetti stipati negli accampamenti.

In quest’occasione, tuttavia, la procedura sembra aver avuto un esito incompleto che lascia spazio a diversi interrogativi.

A chiedersi cosa sia successo è l’attivista civico, Mauro Delicato, che ha assunto l’iniziativa di promuovere la camminata di domenica 25 gennaio cui hanno preso parte diversi residenti nell’area protetta delle Acque Rosse al fine di sollecitare le istituzioni a liberare l’area costruita in una zona di pregio soggetta a tutela ambientale.

Le immagini del degrado riprese negli spazi di radure circondate da pini marittimi e leccete sono scomparse risolvendo un problema che si trascinava da tempo e che è stato frutto di un lungo periodo di disinteresse da parte dell’amministrazione locale, anche perché quella delle Acque Rosse non è l’unica area boschiva in cui si registrano fenomeni di abusivismo.

Adesso può partire la bonifica -sottolinea Delicato- un intervento necessario per restituire decoro e sicurezza alla riserva ma che pone ancora una volta domande sulla gestione sociale e ambientale del territorio”.

Un ulteriore profilo riguarda il destino dei clochard che vivevano nella zona sgombrata nascosti da fitti cespugli cresciuti all’ombra di un bosco coperto da pini mediterranei. “Vogliamo sapere -insiste l‘attivista civico- se è stato adottato un vero piano di assistenza che chi vive ai margini della società. Dove sono andati gli occupanti della tendopoli? Hanno ricevuto un supporto concreto o sono stati semplicemente costretti a spostarsi altrove, senza alternative?”.

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