Il sistema del processo telematico a Roma è in grave difficoltà (come d’altra parte in mezza Italia). A causa di numerosi disservizi e malfunzionamenti, il presidente facente funzioni del Tribunale di Roma, Lorenzo Pontecorvo, ha deciso di correre ai ripari e da ieri ha sospeso temporaneamente l’uso dell’app per il deposito degli atti del processo penale telematico entrato in funzione dal primo gennaio. Per l’intero mese di gennaio 2025 sarà stoppato.
L’app per il deposito degli atti nel processo telematico non funziona, il presidente del Tribunale la stoppa
La decisione è stata presa dopo ripetute segnalazioni di blocchi e errori frequenti da parte degli utenti, che hanno messo in crisi un sistema già fragile.
La circolare diffusa dal presidente evidenzia gravi criticità, tra cui la difficoltà di accesso ai fascicoli da parte dei giudici e l’incapacità del sistema di riconoscere correttamente i magistrati e il personale amministrativo, come cancellieri e assistenti giudiziari. Molti fascicoli, pur migrati, risultano invisibili o parzialmente accessibili, con la scritta “documento in attesa di migrazione” che impedisce il lavoro digitale.
Non si tratta di un misterioso problema di rete ne’ di un imprevedibile bug nel sistema. A Roma la rete non riconosce neanche i magistrati, si blocca. “Stesse criticità sono state evidenziate dal presidente della sezione gip/gup”, si legge nella circolare. Addirittura 159 tra assistenti giudiziari e cancellieri non sono mai stati inseriti nel sistema. Quindi non lo possono usare. I problemi alla Lan erano stati segnalati già lo scorso luglio: mai risolti.
Una situazione che ha un impatto diretto sullo svolgimento delle udienze. Ogni giorno il Tribunale di Roma gestisce circa mille udienze, con numerosi processi monocratici e collegiali.
I problemi tecnici rischiano di paralizzare l’intero sistema giudiziario, con conseguenze gravi non solo per i giudici e gli avvocati, ma anche per i testimoni, la polizia penitenziaria e i detenuti in attesa di processo.
La posizione degli avvocati romani
L’Ordine degli Avvocati di Roma ha espresso pieno supporto alla decisione del presidente del Tribunale, sottolineando le inefficienze di un sistema che, invece di semplificare, ha complicato le procedure, allungando i tempi di giustizia.
Il presidente del COA Roma, Paolo Nesta, ha criticato il decreto ministeriale che, a partire dal gennaio 2025, impone l’uso obbligatorio dell’app per il deposito degli atti, rischiando di bloccare ulteriormente il sistema.
“La nostra, sia chiaro, non è una posizione oscurantista ma di buon senso: viva l’innovazione tecnologica dunque, ma a patto che essa sia uno strumento al servizio degli operatori del diritto e non un ulteriore ostacolo“, ha sottolineato Nesta.
Nesta ha ribadito che l’innovazione tecnologica deve essere al servizio degli operatori del diritto, assicurando funzionalità e semplicità. È essenziale una formazione adeguata per tutti gli utenti del sistema, per evitare disfunzioni in un settore delicato come la giustizia penale. La sospensione dell’app, quindi, rappresenta una misura pragmatica e necessaria per garantire la continuità e la qualità del servizio giudiziario.
Un disastro annunciato
Un disastro annunciato e già denunciato dai magistrati. Al rientro dalle vacanze anche le toghe si sono trovate a dover utilizzare per legge un software inutilizzabile.
L’Associazione nazionale magistrati, organismo di rappresentanza di giudici e pm, ha subito denunciato le “numerosissime segnalazioni di errori di sistema” arrivate in appena un paio di giorni, parlando di un “fallimento annunciato” nonostante i “segnali di allarme lanciati da tempo”.
Così, per sbloccare lo stallo, da Nord a Sud i presidenti dei Tribunali hanno fatto di necessità virtù, rinviando di propria iniziativa l’applicazione del decreto ognuno con la propia data fino al prossimo 31 marzo. Ora la decisione anche del tribunale di Roma che ha optato per lo stop fino al 31 gennaio.