Una lunga attesa prima di accomodarsi sulla poltroncina e un taglio della barba fatto male sono all’origine di una mega zuffa esplosa nella cittadina di Tivoli finita con l’arresto, per rissa aggravata, di due persone da parte dei carabinieri della Stazione locale dell’Arma.
Mega rissa a Tivoli per un diverbio tra il barbiere e un suo cliente
Secondo quanto accertato dagli inquirenti alle origini dello scontro avvenuto in Piazza della Queva, abituale luogo di ritrovo per cittadini stranieri, ci sarebbe un diverbio sorto tra un egiziano 24enne che gestisce una barberia del posto e un connazionale di 28 che lo avrebbe aggredito per aver dovuto aspettare a lungo il suo turno, ma anche perché decisamente deluso dal servizio ricevuto.
L’allarme è scattato grazie a una segnalazione al numero unico delle emergenze “112” per una rissa a colpi di coltello iniziata all’interno del locale e proseguita sulla piazza. Sul posto, oltre a una pattuglia della Sezione Radiomobile della Compagnia, sono intervenuti i sanitari del 118 che hanno soccorso entrambi i contendenti per trasportarli all’ospedale di Tivoli dove hanno ricevuto diversi giorni di prognosi per alcune ferite da arma da taglio al volto e al collo.
Dall’analisi dei filmati ripresi da alcune telecamere di sorveglianza e da alcune testimonianze raccolte sul posto, i carabinieri sono riusciti a ricostruire la dinamica della lite e posto sotto sequestro un coltello insanguinato che era stato nascosto in un tombino.
In base agli accertamenti effettuati il barbiere di 24 anni e il rivale di 28 si sarebbero affrontati all’arma bianca dopo che la discussione nata dal presunto disservizio ricevuto dal cliente è sfociata in uno scontro fisico con lesioni di una certa gravità.
Sulla base dei gravi indizi di colpevolezza raccolti a carico degli indagati la Procura della Repubblica ha autorizzato l’arresto dei due che sono stati messi a disposizione dell’autorità giudiziaria per il successivo giudizio di convalida.
E’ opportuno ricordare che qualsiasi persona denunciata, fermata, arrestata, indagata o rinviata a giudizio in ogni stato e grado del procedimento penale deve essere considerata innocente sino a che non venga pronunciata una sentenza di condanna definitiva nei suoi confronti.