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“Troppo degrado a Ostia”: ristoratori divisi sul parere dello chef Simone Curti che getta la spugna

Simone Curti ha annunciato di voler abbandonare Ostia e il suo Molo 17 criticando lo stato in cui è ridotta la città ma non tutti i ristoratori concordano

Fa discutere la presa di posizione dello chef pluripremiato Simone Curti che ha deciso di abbandonare Ostia e il suo ristorante Molo 17 criticando pesantemente la pubblica amministrazione per il livello di degrado in cui è sprofondata la città. Abbiamo chiesto a ristoratori e chef storici del Lido di esprimere un proprio parere sulle dichiarazioni di Curti. Ed è emerso un quadro a tinte chiaroscure.

Simone Curti ha annunciato di voler abbandonare Ostia e il suo Molo 17 criticando lo stato in cui è ridotta la città ma non tutti i ristoratori concordano

Nessun appeal per un’estate romana che su Ostia non è mai stata così triste e desolata critica Simone Curti nell’intervista concessa a canaledieci – Ormai a Ostia si lavora solo nel fine settimana. Non sembra neppure che Roma abbia un suo mare mentre quest’estate Torvaianica, Fiumicino e Fregene viaggiavano a gonfie vele”.

Il giudizio così trinciante dello chef divide però la categoria di colleghi di Ostia. “Sono 10 anni che siamo sul territorio con il nostro locale – evidenzia Giovanni Ciaravola di Officina CulinariaCon mia moglie su Ostia abbiamo investito sia in termini finanziari che umani, avendovi fatto nascere tre figlie. Non siamo d’accordo su quanto denunciato da Simone. Precisando che ci dispiace molto per la chiusura del Molo17, pensiamo che Ostia non sia il motivo di tale accaduto. Come noi, infatti, ci sono tante altre realtà che con la fatica del momento storico generale continuano a lavorare bene. Ostia è un bel posto e con tutti i suoi problemi è un luogo che ci permette di vivere tante emozioni svolgendo uno dei lavori più belli del mondo”.

Che le cose per la ristorazione di Ostia vadano male non lo nega Sergio Comandè, titolare de Il pesce di Ostia, presidente di Ostia Ristora e organizzatore della Sagra della Seppia. Per lui manca altro. “Quello che succede, purtroppo, è anche il frutto della mancata coesione tra colleghi – sostiene – In un distretto ristorativo, la differenza non la fa la qualità del singolo ristoratore con la sua bravura e propensione al sacrificio ma la capacità di coesione per diventare un polo attrattivo”. L’esempio dato da Periferia Iodata fondata nel Comune di Fiumicino o anche del biodistretto etrusco-romano sono esempi calzanti.

Concorda in parte con la denuncia anche Mario Bauzullo, patron di Peppino a mare. “Capisco le ragioni di Simone Curti – dice – ma va detto anche che sono tanti i ristoratori di Ostia che si danno da fare per offrire una qualità di alto livello. E, infatti, tra i colleghi romani godiamo di grande prestigio. Il punto è che Ostia manca di attrattive, non ci sono flussi costanti, non ci sono eventi di portata nazionale e il lavoro è limitato alla capacità trainante delle giornate assolate e alla voglia di mare di chi vive a Roma. In queste condizioni si fatica a lavorare con soddisfazione e a far quadrare i conti”.

Più severo Dario Paradisi de La bussola: “L’abbandono di Ostia da parte del collega e le denunce legate alle condizioni in cui versa questa città costituiscono il segno di un fallimento rispetto alle nostre ambizioni. Credo che Ostia sia purtroppo giunta al suo momento più basso. Mai vista una situazione del genere, sembra di essere in una città post bellica. Siamo di fronte a una situazione insostenibile di degrado e abbandono. Ostia si sta trasformando in una Castel Volturno con tutti i locali affacciati sul mare in stato d’abbandono, dalla Casetta allo Shilling al Kursaal e allo Sporting Beach. Strutture che sono diventate dormitori per senza tetto”.

Secondo Arnaldo Bizzarri di Mamaflò le prospettive sono ancora peggiori rispetto al presente: “Siamo sotto assedio tra ladri e scassinatori di macchine, che rompono una media di un vetro al giorno e purtroppo le forze dell’ordine non ce la fanno a star dietro a questa situazione per cui siamo lasciati alla mercanzia dei ladri. Questo allontana la clientela. E poi mettiamoci le aiuole, dove è pieno di robaccia, e la sporcizia. Quest’anno ci siamo trovati nel mese di luglio che la sera non girava una macchina. Inoltre, per il fatto che le discoteche non sono state autorizzate e sono rimaste chiuse, i clienti cercavano altre località. A questo va aggiunto che nemmeno si sa cosa accadrà con le concessioni balneari e che tutti i locali sono in attesa delle gare del Comune di Roma. Il Governo ha dato la proroga fino al 2027 ma i Comuni nel frattempo possono fare le gare. Noi ci troviamo con i dipendenti che ci chiedono cosa accadrà. Al Mamaflò abbiamo gente che sta con noi da oltre dieci anni e senza certezze sono tutte persone destinate a restare senza lavoro. E’ tutto lasciato allo sbando”.