Vendesi società esperta di gestioni balneari per il momento in cui le concessioni dovranno essere messe a gara
Vendesi società esperta di gestioni balneari. E’ il contenuto di un annuncio commerciale apparso sul web in previsione del passaggio di mano delle concessioni che la legge comunitaria n. 166/2004 di conversione del decreto legge n. 131 del 16 settembre scorso, ribattezzato come “decreto salva-infrazioni”, ha prorogato dalla fine di quest’anno al 30 settembre del 2027.
L’annuncio propone l’acquisto di una società con “comprovata esperienza ventennale” specializzata nella “gestione di stabilimenti balneari” e in possesso di tutte le certificazioni di qualità previste dagli standard di qualità Iso previsti a livello europeo.
Chiaro l’invito rivolto a coloro che, una volta conclusa la moratoria prevista dalla nuova legge a favore dei titolari messi sotto pressione dalla cosiddetta direttiva Bolkestein n.123/2006 del Parlamento europeo sulla liberalizzazione di alcune tipologie di servizi, comporterà l’obbligo, da parte delle istituzioni competenti, di mettere a gara il rinnovo delle concessioni.
Liberalizzazione che dovrebbe, tra l’altro, avere effetti identici anche sul rilascio di nuove licenze taxi secondo procedure competitive aperte a chiunque risieda nell’Unione europea. Gare che governi nazionali di tutte le tendenze hanno continuato a rinviare anche a beneficio degli attuali titolari di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per attività turistico-ricreative e sportive. Titolari che si oppongono all’apertura del mercato a fronte del rischio concreto di perdere gli stabilimenti.
Nel mese di novembre del 2023 la Commissione europea ha avviato una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per “violazione della Direttiva servizi e del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea” esponendo lo Stato italiano a multe di milioni e milioni di euro.
Di qui l’approvazione del recentissimo decreto legge “salva-infrazioni” che, in sostanza si adegua al diktat della Commissione Ue, prevedendo però un ulteriore periodo finestra che si chiuderà definitivamente il 30 settembre del 2027, tra l’altro a meno che vi siano “ragioni oggettive”, come contenziosi o difficoltà nell’espletamento delle gare, in presenza delle quali le concessioni potrebbero essere ulteriormente prorogate fino al 31 marzo 2028.
Poiché il conto alla rovescia sembra ormai irreversibile la società messa in vendita sul web dichiara di essere “adatta alla partecipazione ai bandi europei su tutto il territorio nazionale garantendo un punteggio di partenza già elevato”. Ulteriore fattore appetibile, sottolineano i venditori, è rappresentato dal fatto che “la stessa società non ha posizione debitorie aperte ed è attualmente titolare di concessione balneare nel Lazio. Nella cessione societaria sarà compresa la consulenza per la partecipazione alle gare seguendo, passo passo, l’acquirente fino all’aggiudicazione della concessione”.
Concessioni che nel futuro post gara, secondo quanto previsto dalla legge di conversione del decreto, comporteranno il pagamento di un indennizzo a vantaggio di chi le perde e che dovranno avere una durata minima di almeno cinque anni e non più di venti per garantire a chi subentra nella gestione di “ammortizzare gli investimenti effettuati”.
Ma che la nuova architettura di compromesso tra le richieste della Commissione Ue e i gestori degli stabilimenti definita dal Governo in carica non venga più modificata da nuovi rinvii non è affatto scontato.
Per i balneari prevale, infatti, l’interesse privato a continuare l’attività, anche perché con tre ordinanze dello “stesso contenuto” il Consiglio di Stato, nei mesi scorsi ha stabilito, che i concessionari attualmente operanti possono continuare a lavorare.
Lo aveva sottolineato nel mese di maggio scorso, tra gli altri, il presidente del Sindacato italiano balneari (Sib) Antonio Capacchione che, in previsione della riforma poi entrata in vigore nelle ultime settimane, aveva rimarcato come anche i concessionari decaduti avrebbero continuato a mantenere intatte le proprie prerogative, e questo perché a suo giudizio “i comuni non sono nelle condizioni di affidare a terzi il compendio demaniale” su cui sono costruiti gli stabilimenti. “Tutto ciò –aveva concluso– con buona pace di coloro che ritengono abusivi tutti gli operatori ancora attivi”.
Se vuoi approfondire questi argomenti clicca sulle parole chiave colorate in arancione all’interno di questo articolo e accedi alla banca dati di canaledieci.it.