Il Consiglio di Stato “congela” le concessioni balneari: le gestioni delle spiagge possono proseguire anche scadute

Occorre in ogni caso un decreto del Governo a disciplinare la matassa delle concessioni balneari 

Il Consiglio di Stato "congela" le concessioni balneari: le gestioni delle spiagge possono proseguire anche scadute

Per il Consiglio di stato i concessionari degli stabilimenti balneari devono continuare ad operare. L’annuncio è arrivato dal presidente del Sindacato italiano balneari, Antonio Capacchione, che rilancia l’esigenza di un futuro di certezze per gli operatori e afferma che occorre un “provvedimento legislativo chiarificatore”.

Occorre in ogni caso un decreto del Governo a disciplinare la matassa delle concessioni balneari

Per i balneari prevale l’interesse privato a continuare l’attività. Con tre diverse ordinanze il Consiglio di Stato ha stabilito, infatti, che i concessionari attualmente operanti possono continuare a lavorare.

Si tratta di un provvedimento che consentirà agli operatori di proseguire fino al 31 dicembre 2024. Dopo quella data, e cioè dal 1° gennaio 2025, le concessioni andranno all’asta se nulla cambierà. Si è in attesa di un decreto del Governo che sbrogli la matassa e disciplini la materia.

Il presidente del Sib Antonio Capacchione, attraverso una nota, spiega cosa sta accadendo e cosa accadrà nell’immediato futuro con le concessioni balneari.

“Il Consiglio di Stato, con tre Ordinanze dello stesso contenuto – afferma Capacchione –  ha affermato che prevale l’interesse privato a continuare l’attività ancorché decaduto dalla concessione non essendo i comuni nelle condizioni di affidare a terzi il compendio demaniale. Con buona pace di coloro che ritengono abusivi tutti i concessionari attualmente operanti”.

La manutenzione delle spiagge non è solo una questione privata ma anche pubblica perché entrano in gioco altri fattori.

Per il Consiglio di Stato “nel bilanciamento degli interessi contrapposti, perciò, appare preminente quello del privato, tenuto conto che in questo modo sono altresì soddisfatti gli interessi pubblici alla manutenzione dell’area e alla percezione dei canoni demaniali senza soluzione di continuità”.

Lo scorso 30 aprile, inoltre, sempre il Consiglio di Stato aveva emesso un’ordinanza in cui chiariva che era sospesa la messa a gara delle concessioni demaniali marittime vigenti.

Il provvedimento era arrivato in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia sulla validità dell’art. 49 del codice della navigazione.

Si va, quindi, avanti. Ma la soluzione, anche se importante, non può essere solo questa visto che con l’anno nuovo il futuro sarebbe ancora incerto.

“Siamo in presenza di importanti decisioni della giustizia amministrativa – prosegue Capacchione – in favore dei concessionari attualmente operanti che però non fanno venir meno sia la necessità che l’urgenza di un provvedimento legislativo chiarificatore, che continua irresponsabilmente a mancare esponendo a gravi e concreti rischi la parte più preziosa del turismo italiano”.

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Consiglio di Stato: la sentenza di Amalfi

Con un’ordinanza del 15 maggio il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha pronunciato un’ordinanza sul ricorso presentato da una struttura della Campania, la Stella Maris di Amalfi, contro il Comune.

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato.

Due i punti che hanno portato alla conclusione di questo percorso. Il primo fa riferimento alla “complessità delle questioni, da approfondire nella sede di merito a ciò deputata” , e la “non automaticità tra il provvedimento sanzionatorio edilizio e la decadenza della concessione demaniale”.

L’altro punto, invece, riguarda il fatto che al momento “non risultano bandite gare per l’assegnazione delle concessioni, cosicché, mentre la decadenza preclude alla società appellante ogni ulteriore esercizio dell’attività imprenditoriale da essa svolta, l’immissione nel possesso dell’area da parte del Comune (peraltro non completata, visto il tenore del decreto presidenziale di accoglimento dell’istanza di tutela monocratica) non sembra poter preludere a un utilizzo dell’area stessa per l’esercizio della corrente stagione balneare: nel bilanciamento degli interessi contrapposti, perciò, appare preminente quello del privato, tenuto conto che in questo modo sono altresì soddisfatti gli interessi pubblici alla manutenzione dell’area e alla percezione dei canoni demaniali senza soluzione di continuità”.