Da precari a poveri. Chi si è ritrovato sfrattato, chi ha perso l’unico introito o il reddito di cittadinanza. Lo scorso anno a Roma sono stati quasi 11mila i nuovi poveri, o meglio le famiglie che sono entrate in povertà, e che per la prima volta hanno bussato alla Caritas diocesana o a una chiesa. Ben 10.985 nuove realtà di poveri sui 24.658 assistiti. Ma chi sono?
Crescono i nuovi poveri a Roma, il bilancio dell’ultimo Rapporto povertà 2024 della Caritas
Nel corso del 2023, nei diversi servizi della Caritas diocesana di Roma e nelle parrocchie romane, sono state incontrate complessivamente 24.658 persone, di queste ben 10.985, il 41%, per la prima volta.
Le fasce di età dei poveri
La maggior parte delle persone ha un’età compresa tra i 36 e i 65 anni (64% del totale), il 16% è over-55 – specifica il rapporto – Rispetto alle nazionalità diminuisce leggermente la quota degli italiani accolti, il 41,5% contro 42,6% nel 2022; in diminuzione anche i cittadini romeni che con il 7,7% delle presenze rappresenta la seconda nazionalità, seguita subito dopo dai cittadini peruviani (7,4%). Netta diminuzione dei cittadini di nazionalità ucraina (5,5% del totale).
Senza soldi per una casa
Sono quasi 30.000 le richieste di contributo per pagare l’affitto pervenute a Roma Capitale nel 2022, fondo sospeso lo scorso anno; nel 2023 sono stati emesse 3.528 ordinanze di sfratto, tante per morosità incolpevole, dovuta cioè all’impossibilità di pagare quanto dovuto, di cui 2.058 eseguite; 18.608 le famiglie in attesa di un alloggio popolare, con 7.259 di esse in lista dal 2013, mentre erano ancora 778 i nuclei familiari assistiti da Roma Capitale nei residence (circa 1.500 persone). E’ quanto emerge dal Rapporto povertà 2024 della Caritas di Roma.
”Il quadro, certamente incompleto, rischia di essere sconcertante”, specifica il rapporto. Proprio nei giorni scorsi il pontefice aveva rivolto un appello ai parroci affinché mettendo a disposizione gli immobili diocesani a chi una casa non ce l’ha.
Sono tra i 2.000 e i 2.500 gli alloggi occupati senza titolo – si legge nel rapporto Caritas Roma 2024 – Abbiamo poi gli insediamenti abusivi (tende, baracche e giacigli), circa 350 quelli censiti dalla Polizia locale di Roma Capitale nel primo semestre 2024.
E ci sono quelli senza alcuna abitazione: sono 23.420 senza tetto e senza fissa dimora censiti dall’Istat alla fine del 2022 nei 121 comuni dell’area metropolitana di Roma, di cui 22.162 nella Capitale. Erano 2.204 le persone che in strada censite al 20 aprile 2024 grazie alla collaborazione tra Roma Capitale e Istat, nella sola area dell’anello ferroviario di Roma, comprese le stazioni ferroviarie di Roma Ostiense, Tiburtina, Trastevere e Tuscolana e nei quartieri residenziali del X Municipio.
Pochi pure gli alloggi pubblici per gli studenti
Per circa 70.000 studenti universitari fuori sede, l’offerta di alloggi pubblici forniti dall’Ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza, a Roma raggiunge appena il numero di 2.439.
Nei centri di ascolto
Nei Centri di Ascolto, tre quelli diocesani e 201 centri nelle parrocchie, sono state accolte 13.162 persone, aumentate del 12% rispetto al 2022 (erano 11.714) e superiori a quelle incontrate durante l’emergenza Covid-19 (11.223). In questo caso, ad ognuno dei contatti corrisponde in genere un nucleo familiare. E’ quanto emerge dal Rapporto povertà 2024 della Caritas di Roma.
Tra queste sono state 4.003 le persone incontrate per la prima volta, il 30,4% del totale – si legge nel rapporto – Numeri senza precedenti, solo in parte spiegabili con l’aumento della rete diocesana dei Centri di Ascolto, sempre più capillarmente distribuiti nel territorio della città (passata da 188 a 201 nel corso del 2023).
Coloro la cui presa in carico risale al periodo compreso tra il 2018 e il 2022, sono stati 5.008, che corrispondono al 38% del totale. Notevole la presenza anche di coloro che continuano i contatti con i Centri di Ascolto da oltre cinque anni: sono infatti il 31,6% dei quali il 15,5% da oltre 10 anni.
Le donne più in difficoltà
A chiedere aiuto nei Centri di Ascolto continuano ad essere prevalentemente le donne, il 60% del totale. La maggioranza delle persone prese in carico è di sesso femminile, con quasi il 60% del totale, in parte spiegata con la più alta vulnerabilità economica o una maggiore esposizione a situazioni di rischio, oppure, nel caso della richiesta di sostegni economici, nelle maggiori responsabilità nel nucleo familiare.