Oltre mille lavoratori che operano all’interno dell’ippodromo di Capannelle, tra meno di due mesi resteranno a casa. Entro la fine dell’anno infatti, è prevista la fine della proroga sulla gestione di Hippogroup, del più antico ippodromo italiano, ma che rischia di restare senza una concessione alternativa.
Sulla sorte di questa realtà, su quella dei suoi lavoratori e sui danni che ne deriveranno per l’indotto e l’economia, si sta battendo da tempo il capogruppo della Lega capitolina Fabrizio Santori, che ha dichiarato in una nota odierna: “Chiudere Capannelle vuol dire regalare l’ennesima figuraccia internazionale alla Capitale”
Sulla gestione dell’Ippodromo di Capannelle nessun segnale positivo. Santori: “Così la struttura si avvia al degrado con perdite all’erario nazionale e cittadino”
Con la fine del 2024, Roma potrebbe perdere uno dei suoi spazi più belli e prestigiosi, storicamente dedicati ai grandi eventi dell’ippica e dell’Estate Romana: l’Ippodromo di Capannelle.
Fino alla fine dell’anno l’attività della struttura e la gare del trotto e del galoppo, è infatti garantita dall’assegnazione della gestione ordinaria di Capannelle ad Hippogroup, che però il 31 dicembre dovrà restituire le chiavi al Comune di Roma.
Lo aveva stabilito la delibera di giunta firmata il 22 gennaio scorso, mentre sulla struttura l’amministrazione si era impegnata a scrivere un bando per fissare i criteri di una nuova concessione.
Alla manifestazione di interesse che ne è scaturita, e che prevede una “concessione minima” di sei anni era seguito poi l’avviso pubblico per la gestione temporanea, per la prossima stagione, dell’Ippodromo di Capannelle, una procedura negoziata in cui sono state invitate 28 società, individuate attraverso una collaborazione istituzionale con il Masaf, e in cui non risulta proprio la Hippogroup.
Proprio lo storico concessionario che la scorsa estate ha attivato la procedura di licenziamento collettivo per cessata attività, aveva fatto ricorso al Tar, a cui è seguita la sospensione in via cautelare del bando del Comune di Roma per la gestione dell’ippodromo.
“E’ indubbio che la gestione della struttura che era ormai rodata, oltreché essere un’impresa costosa, non è facilmente replicabile in pochi mesi per la complessità dell’operazione – sottolinea Santori -. Ma il rischio ora, è anche che dopo il 31 dicembre, per la gestione di Capannelle, non solo non ci sia un’alternativa, ma si avvii un progressivo degrado e abbandono con notevoli perdite all’erario nazionale e all’immagine e l’economia di Roma“.
In ballo infatti, oltre alla sorte di oltre mille lavoratori, tra quelli a tempo pieno e a tempo determinato, compreso il personale delle società di servizi, tra pulizie, vigilanza, maniscalchi e veterinari; ci sono da mettere in conto i gravi danni all’indotto:
“Là dove finora sono stati custoditi, allenati e curati 500 esemplari di purosangue solo per il galoppo, si estende una vera e propria piccola città con le sue risorse che fanno parte del pil cittadino – prosegue Santori -. Chiudere Capannelle vuol dire regalare l’ennesima figuraccia internazionale alla Capitale, con la perdita dei grandi eventi dell’ippica e la compromissione di tutti gli storici eventi dell’estate romana. Una fine che va assolutamente scongiurata. Sono i numeri che parlano chiaro“ – nella nota, il capogruppo della Lega capitolina Fabrizio Santori.
Oltre alla perdita dell’indotto economico, secondo l’analisi del politico della Lega, l’ippodromo Capannelle nel 2023 ha avuto un movimento scommesse interno tra trotto e galoppo di circa 20 milioni di euro, pari al il 15% del movimento nazionale, e di questi 1,6 milioni vanno all’erario, il resto al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) per il finanziamento del settore.
“Il volume delle scommesse nazionali complessivamente ammonta ad 668 milioni – spiega Santori -, e il 10% sono puntate su Capannelle, circa 70 milioni di euro, e per un introito erariale di circa 4,3 milioni che non possono andare perduti. Abbandonare uno dei simboli della città sarebbe un atto scellerato. e il Campidoglio, dopo aver ricevuto uno schiaffo anche dal Tar, si attivi e faccia la sua parte per evitare l’ennesimo scempio” – conclude il Capogruppo della Lega.
I numeri della chiusura di Capannelle
- Personale dipendente (full time ed indeterminato) con famiglia monoreddito – 30 dipendenti che corrispondono a 30 famiglie – (valore reddituale annuo € 1.503.000)
- Personale dipendente (part time e tempo determinato) con famiglia plurireddito – 75 dipendenti che corrispondono a circa 60 famiglie – (valore reddituale annuo € 630.000)
- Personale di società terze di servizi (pulizie, vigilanza, smaltimento letame, veterinari, maniscalchi,ecc…) – 65 persone di cui 35 con famiglia monoreddito e 30 liberi professionisti il cui fatturato con Capannelle è circa il 40% del loro fatturato generale.
- Per i circa 500 cavalli stanziali si ha un numero di personale ed addetti ai lavori pari a circa 900 unità principalmente di famiglie monoreddito.
- Cavalli di galoppo stanziali circa 500
- Il 90% dei dipendenti diretti ed indiretti della Hippogroup ha residenza in un’area con raggio di 5 km dall’ippodromo, e negli anni questi insediamenti hanno fatto sorgere dei veri e propri nuclei residenziali isolati e relativamente autosufficienti dalla città, con servizi come scuole di ogni ordine e grado, alberghi, ristoranti e tutte attività il cui fatturato deriva in buona parte dai lavoratori dell’ippodromo (gran premi internazionali e nazionali, eventi collaterali, ecc…)
- L’area su cui si estende l’ippodromo e che ne influenza anche la vita economica e commerciale, è all’interno del Municipio VII, paragonabile ad una media città italiana, con una popolazione di circa 340mila persone ed una estensione di 45 km2, e dove l’ippodromo da solo, per estensione,rappresenta quasi il 4% del territorio, attualmente vigilato, custodito e manutenuto.