E’ in corso da questa sera una rivolta a Regina Coeli, il carcere che scoppia per eccesso di detenuti è stato incendiato in più punti. E lingue di fuoco fuoriescono dalle inferriate visibili da tutto il quartiere a Trastevere. Gli agenti della Polizia penitenziaria in servizio hanno chiesto i rinforzi per riprendere il controllo dell’istituto penitenziario.
La rivolta scoppiata nell’ottava sezione del carcere. In arrivo rinforzi da altri istituti
La rivolta è scoppiata nella serata di oggi, 25 settembre, per motivi ancora non chiari, all’interno dell’ottava sezione e sta coinvolgendo decine di detenuti che urlano e fanno propagare le fiamme che stanno mettendo a rischio la loro stessa incolumità e quella degli agenti.
“Sono stati chiesti rinforzi sia del personale libero dal servizio che da altri istituti romani”, fa sapere il sindacalista Massimo Costantino, segretario regionale della Fns Cisl Lazio.
Attualmente sono sul posto per rinforzo il personale del Gruppo Operativo Mobile e il Gruppo di intervento della Polizia di Stato.
La rivolta all’interno del carcere di Trastevere – che conta troppi detenuti e pochi agenti – non è di certo la prima, ma sicuramente una tra le più violente. L’ultima, era stata registrata il 30 agosto e aveva coinvolto un centinaio di reclusi.
Una settimana fa invece l’ultimo suicidio: è stato trovato impiccato un cinquantenne alla sua prima esperienza carceraria.
E’ emergenza
Nel carcere gli spazi liberi non esistono più proprio per l’eccesso di detenuti. I reclusi in tutto sono 1160 a fronte di una capienza massima di 628. Gli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio invece sono in tutto 331, rispetto ai 480 previsti.
“La situazione all’interno del carcere che soffre il problema del sovraffollamento di detenuti e di agenti insufficienti, – spiega Costantino – è sempre più preoccupante. La gestione, di conseguenza, diventa sempre più precaria a causa del contingente di forza lavoro ridotto al minimo, anche per le continue assenze legate alla gestione di eventi critici che comportano infortuni sul lavoro”.
“Era dai tempi del Covid che non si registravano tensioni forti. Le proteste attuali mirano a ottenere misure deflative delle pene, indulto o svuota-carceri, provvedimenti che, ovviamente, non dipendono da noi che gestiamo gli istituti”, aveva ipotizzato la scorsa estate la direttrice Claudia Clementi.
Nell’istituto mancano un campo da gioco e aree verdi e non ci sono condizionatori situazione che nell’estate torrida appena chiusa ha portato all’esasperazione i detenuti costretti anche in sei a dividere pochi metri quadri.
Nei giorni scorsi proteste, rivolte e risse anche nel carcere minorile di Casal del Marmo.