Tor Marancia, rumena aggredisce il coinquilino con coltello e acqua bollente: lui in ospedale e lei in manette

Lite domestica furibonda finisce a colpi di coltello e con il lancio di acqua che bolliva sul fuoco

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Immagine di repertorio

E’ finita in uno scontro furibondo, con un pericoloso tentativo di aggressione iniziato a colpi di coltello una lite scoppiata ieri sera, lunedì 26 agosto a Tor Marancia, tra due coinquilini in affitto nella stessa abitazione di via Madonna di Fatima.

Lite domestica furibonda finisce a colpi di coltello e con il lancio di acqua che bolliva sul fuoco

Protagonisti della vicenda una donna di nazionalità rumena di 46 anni e un giovane venezuelano di 32. Lo screzio è partito da un disaccordo sull’utilizzo del locale cucina che i due, alloggiati in due distinte camere della medesima casa, dovevano condividere.

Cosa abbia scatenato la violenta reazione della donna non è ancora stato chiarito certo è che la stessa, dopo che la discussione aveva oltrepassato ogni limite, ha afferrato un coltello da cucina cecando di colpire il sudamericano, ma senza riuscire nel suo intento. Non paga di questo ha afferrato una pentola con acqua bollente sui fornelli lanciandola e, questa volta, centrando il 32enne che, vista la mala parata, è corso in camera sua mentre la donna, che non desisteva dal suo minaccioso intento, lo inseguiva brandendo il manico in allumino di una scopa.

Chiusa a chiave la porta della stanza il venezuelano ha chiamato il numero unico delle emergenze. Sul posto sono arrivate due pattuglie della polizia di Stato dai commissariati di Tor Carbone e Colombo.

Gli agenti hanno ricostruito i fatti e, mentre il giovane aggredito veniva affidato alle cure del 118 che lo trasportavano in ospedale dove venivano refertate ustioni guaribili in dieci giorni, la 46enne originaria della Romania veniva tratta in arresto con l’accusa di lesioni aggravate e portata in questura per gli adempimenti di rito.

Occorre sempre ricordare che qualsiasi persona arrestata, denunciata, posta in stato di fermo, denunciata, indagata, rinviata a giudizio in ogni stato e grado del procedimento penale deve essere considerata innocente sino alla pronuncia di una sentenza di condanna nei propri confronti.