Tor Bella Monaca, una bara di legno nero per intimidire l’attivista anti-mafia Tiziana Ronzio

Una bara di legno nero per la presidente che si batte per la legalità nel quartiere periferico della capitale

Una bara in legno lucido e nero abbandonata vicino ad alcuni cassonetti dell’Ama corrosi da precedenti incendi. Non è frutto di uno scherzo poi abortito ma di un gesto esplicito di intimidazione mafiosa fatto all’indirizzo di Tiziana Ronzio, presidente dell’associazione, “Tor Più Bella di Roma” schierata apertamente sul fronte della lotta alla criminalità dilagante in una parte del quartiere e abitante in una casa situata proprio di fronte al punto in cui è stata adagiata la cassa da morto.

Una bara di legno nero per la presidente che si batte per la legalità nel quartiere periferico della capitale

La presidente dell’associazione schierata sul fronte della legalità, è entrata nel mirino delle cosche per il particolare impegno con cui si è distinta allo scopo di sottrarre alle mani delle organizzazioni criminali la gestione delle case popolari. E questo cercando di far prevalere nuovi criteri ispirati alla massima trasparenza nell’assegnazione degli alloggi.

L’insistenza con cui Tiziana Ronzio ha sollecitato l’intervento delle istituzioni ha finito per trasformarla in un simbolo da colpire pubblicamente. La sistemazione della bara proprio davanti alla sua abitazione è un segno di aperta sfida delle gang che controllano il territorio anche alle forze dell’ordine.

Tor Bella Monaca, una bara di legno nero per intimidire l’attivista anti-mafia Tiziana Ronzio 1
Tiziana Ronzio bersaglio del gesto intimidatorio registrato nel quartiere di Tor Bella Monaca

Un territorio che non riconosce alcun valore ai criteri di trasparenza ed equità di una società civile fondata sul rispetto delle leggi. Leggi che perfino le forze dell’ordine hanno un’enorme difficoltà a imporre in zone nelle quali neppure singole pattuglie di polizia, carabinieri o Guardia di finanza possono spingersi e dove qualsiasi operazione fatta in nome della legalità trova terreno solido soltanto quando a entrare nella “terra di nessuno” sono decine di mezzi e decine di uomini, obbligati a circondare con notevole anticipo il dedalo di strade da passare al setaccio.

Movimenti che certo non sfuggono alle “vedette” che operano al soldo dei sodalizi criminali e che li avvisano di qualsiasi attività suscettibile di mettere in pericolo l’impunità dei boss. Quei leader che sono a capo delle bande malavitose più attive nella capitale: dalla presenza nel business della droga così come in quello dell’assegnazione abusiva degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Il gesto è stato immediatamente stigmatizzato da alcuni esponenti della Giunta guidata dal sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri. Si è trattato di “un atto vile ma nessuna intimidazione fermerà la lotta per la legalità che Ronzio sta portando avanti con determinazione contro la criminalità organizzata” ha dichiarato Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive di Roma Capitale esprimendo profonda solidarietà a Ronzio al pari di Tobia Zevi, titolare del Dipartimento al Patrimonio e alle Politiche abitative oltre che presidente del Forum sui beni confiscati del Campidoglio, che chiede indagini rapide per individuare gli autori del gesto intimidatorio (leggi qui).

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