Tuffi in serie in acque basse e insulti ai bagnini che, da riva, richiamano l’attenzione dei ragazzini che a frotte si lanciano dal “pontiletto dei pescatori” posizionato di fronte all’ex colonia Vittorio Emanuele III di Ostia. Ma non c’è verso di convincere, soprattutto chi non è abituato a ricevere dei no, che se la traiettoria del corpo porta la testa a urtare il fondo del mare il rischio, altissimo, è quello di rimediare una lesione spinale se non addirittura di diventare paraplegici o direttamente di annegare in un “bicchier d’acqua”.
I marinai di salvataggio lanciano l’allarme per prevenire i gravissimi rischi dei tuffi in acque basse
I marinai di salvataggio lanciano l’allarme su un malcostume diffuso rispetto al quale nessun richiamo alla sicurezza riesce a fare breccia nell’ostinazione di chi non vuole percepire il pericolo e soprattutto non conosce il senso del limite, perché se l’invito ad abbandonare il “pontiletto” di fronte alla spiaggia degli sposi viene ribadito più del dovuto questi stessi ragazzi sono capaci di passare dagli insulti alle vie di fatto.
Ma sul Lido di Roma gli incidenti di chi è finito sulla sedia a rotelle per un tuffo in acque basse costituiscono, purtroppo, una lunga catena di tragici episodi e non è un caso che, proprio ad Ostia, sia stato attivato un reparto riservato al trattamento di questo tipo di lesioni.
Ma richiami a parte gli addetti alla sicurezza delle spiagge hanno davvero poche armi al proprio arco per ottenere la disciplina necessaria a evitare le peggiori disgrazie. I marinai di salvataggio applicano protocolli strettamente circoscritti al salvataggio di persone che vengono trattate per casi di annegamento e che consistono nelle manovre necessarie a trarre a riva chi si trova esposto a questo tipo di pericolo per rianimarlo in attesa dell’arrivo dei sanitari e del personale medico del 118.
I bagnini non sono, invece, in possesso né delle conoscenze cliniche, né della strumentazione necessaria a immobilizzare chi abbia subito una lesione della colonna vertebrale a iniziare dalla barella spinale e senza dimenticare il collarino che deve essere applicato con perizia sul collo della persona da soccorrere.
Oltre ai problemi di natura tecnica i bagnini non possono neppure trasformarsi in guardie adibite alla prevenzione di comportamenti altamente pericolosi per la propria salute indulge a eccessi che sconfinano nella migliore delle ipotesi nella maleducazione. Il compito principale del marinaio di salvataggio è, infatti, quello di presidiare la spiaggia sottoposta al suo controllo in modo da intervenire con prontezza in caso di richiesta d’aiuto.
Tutti compiti di prevenzione che sono stati, tra l’altro, al centro della Giornata Mondiale della Prevenzione dell’Annegamento (World Drowning Prevention day) celebrata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ogni anno il 25 luglio, per sollecitare l’applicazione da parte dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite ad applicare le disposizioni contenute in una Risoluzione che fissa i criteri atti a contrastare a questo tipo di fenomeni e la necessità di azioni multisettoriali per migliorare la sicurezza dei bagnanti in acqua.