Ostia, il prefetto sull’ex colonia: “Presto lo sgombero degli occupanti abusivi”

La battaglia di Mariacristina Masi per riqualificare l’ex colonia Vittorio Emanuele III

Operazioni di sgombero in vista. Si avvicina a una svolta l’intricata vicenda dell’occupazione abusiva dell’ex colonia Vittorio Emanuele III sul lungomare Paolo Toscanelli di Ostia.

La battaglia di Mariacristina Masi per riqualificare l’ex colonia Vittorio Emanuele III

Il prefetto Lamberto Giannini ha infatti risposto a Mariacristina Masi, consigliere di Fratelli d’Italia nell’assemblea di Roma Capitale, che ne aveva sollecitato l’intervento poco dopo l’insediamento ai vertici dell’Ufficio territoriale di Governo.

La Prefettura in una lettera protocollata martedì 9 luglio ha, infatti, assicurato all’esponente di Fdi di aver eseguito tutti gli accertamenti necessari precisando che il “complesso immobiliare è attualmente occupato da circa 47 persone di varia nazionalità di cui 17 in possesso di regolare certificato di residenza e alcuni minori”.

Nella missiva si pone anche l’accento sulle iniziative avviate dal X Municipio per “individuare strutture adeguate a dare alloggio ai nuclei familiari che ne hanno diritto”.

Si tratta di un passaggio propedeutico alle operazioni di sgombero che “saranno pianificate nei confronti di chi risulterà essere ancora abusivo” dopo che le persone in regola “verranno trasferite in luogo appropriato”.

Ho chiesto un incontro con il prefetto Giannini poco dopo la sua nomina e, tra le tante questioni romane -sottolinea Mariacristina Masi- gli ho sottoposto anche quella dell’ex colonia di Ostia. Finalmente qualcosa si muove. Non ho dubbi sulla buona fede della prefettura ma l’unica perplessità che ho è che da anni gli uffici locali cercano una soluzione alternativa per le persone che ci stanno dentro”.

“Censimento dopo censimento, tuttavia, non è cambiato nulla. Scriverò quindi al presidente del X Municipio per sapere se si stanno facendo i passi necessari a ricostruire la posizione dei singoli occupanti e capire, per esempio, se tra questi ci sia anche chi ha diritto all’assegnazione di una casa popolare”.

L’esponente di Fratelli d’Italia intende battere il ferro finché è caldo e ha già chiesto al presidente della Commissione capitolina Patrimonio e politiche abitative, Yuri Trombetta, di convocare con urgenza una seduta dell’organismo consiliare capitolino da tenersi “con modalità mista e con sopralluogo” proprio presso la ex Colonia affacciata sul Tirreno, estendendo l’incontro alle autorità politiche e tecniche locali incluso il dirigente del X Gruppo Mare della polizia di Roma Capitale Aldo Bergamelli.

L’obiettivo -spiega Masi- è di accelerare tutti i passaggi per trovare un’adeguata sistemazione a chi ne ha effettivamente diritto, anche perché il sindaco Gualtieri ha esteso la possibilità di ottenere la residenza in deroga, ad alcune delle persone presenti nella struttura. E’ possibile che l’incontro sia rinviato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva considerato che l’Assemblea capitolina è impegnata ad approvare la manovra di assestamento del bilancio”.

I nodi da sciogliere prima dello sgombero sono diversi. Al 12 febbraio scorso risale l’annuncio con cui il gruppo politico di sinistra Demos aveva annunciato l’imminente trasformazione dell’ex Colonia in ricovero stabile per i senza fissa dimora.

I nodi ancora da sciogliere

La Caritas, grazie ai fondi stanziati dal Campidoglio aveva infatti riaperto le proprie camerate a oltre una ventina di clochard, mentre il Dipartimento alle Politiche Sociali di Roma Capitale, sempre secondo le stesse fonti, avrebbe acquisito una porzione dell’immobile da destinare alla realizzazione di una stazione di posta e all’housing first per offrire servizi stabili e permanenti ai bisognosi, secondo quanto previsto dalla delibera in materia di accoglienza approvata dalla Giunta Comunale su proposta dall’Assessora Funari” (leggi qui).

Un annuncio che aveva suscitato la protesta immediata delle associazioni di categoria degli esercenti locali secondo cui la presenza stanziale dei senza tetto all’interno del complesso immobiliare risalente agli anni Trenta, getta il Lido nel degrado e proietta ombre inquietanti sul suo riscatto turistico ed economico (leggi qui).

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