Caso Valeria Fioravanti, meningite scambiata per mal di testa: tre medici a processo per omicidio colposo

A giudizio i medici di due ospedali: la 27enne si era rivolta quattro volte in ospedale in pochi giorni. La meningite mai riconosciuta

Valeria Fioravanti

Sarà un processo ad accertare come sia stato possibile scambiare per un mal di testa in un ospedale e per una lombosciatalgia in un altro la grave forma di meningite che il 10 gennaio del 2022 ha stroncato la vita a Valeria Fioravanti, 27 anni, romana e da poco mamma di una bambina.

A giudizio i medici di due ospedali: la 27enne si era rivolta quattro volte in ospedale in pochi giorni. La meningite mai riconosciuta

Il tribunale di Roma ha disposto il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario tre medici. A chiedere il rinvio a giudizio il pm Eleonora Fini.

La meningite batterica scambiata in un ospedale per mal di testa e in un altro ospedale per lombosciatalgia. Dietro al caso di Valeria Fioravanti – la 27enne romana  morta il 10 gennaio 2023 dopo giorni di dolori devastanti e il giro di più ospedali – ci sarebbero state terapie sbagliate frutto di visite e diagnosi superficiali.

I tre medici visitarono in due pronto soccorsi diversi la 27enne senza riconoscere i sintomi della meningite, condannandola – come ha sempre ritenuto la famiglia e la procura – così a una morte potenzialmente evitabile.

Il primo medico era in servizio al Policlinico Casilino, gli altri due all’ospedale San Giovanni Addolorata.

La consulenza medico legale – che ha spinto la procura a formulare l’imputazione –ricostruisce una serie di errori di valutazione. La malattia che uccise la ragazza non venne riconosciuta, non si eseguirono in tempo esami specifici nonostante il quadro clinico suggerisse la meningite.

Valeria Fioravanti, dipendente di Aeroporti di Roma, all’epoca era una ragazza serena e realizzata: viveva a Frascati col compagno e la loro bambina di un anno. Impossibile per la famiglia rassegnarsi.

Le diagnosi sbagliate

La prima diagnosi sbagliata – secondo la consulenza che ha portato al rinvio a giudizio del tre medici – viene formulata al policlinico Casilino: per i sanitari la cefalea – un forte mal di testa – riferito dalla giovane all’arrivo in pronto soccorso poteva essere causata da un movimento brusco dei giorni precedenti.

Il secondo errore, una settimana dopo, al San Giovanni Addolorata: il dolore di Valeria qui viene ricollegato a una lombosciatalgia.

Per la procura i medici  non furono accurati nel visitare la paziente. La mancata diagnosi e la somministrazione di un antinfiammatorio, che anestetizzava il dolore e non guariva la meningite, ha di fatto portato alla morte la 27enne nonostante si fosse rivolta quattro volte in ospedale in pochi giorni.

I genitori: “Non molleremo mai. Non abbiamo più nostra figlia, una piccola inoltre è rimasta senza mamma. Solo per superficialità“.