Quella piccola processione di tartarughe caretta caretta che, dopo la schiusa delle uova guadagnano il mare, è un murale del celebre writer Lucamaleonte anche bello, dice l’architetto Flavio Coppola, ma che stride con il contesto urbanistico in cui è stato dipinto. Si tratta dell’affresco che da mercoledì scorso, 5 giugno, campeggia su una facciata della scuola elementare Eugenio Garrone di Ostia Ponente.
Il parere di un esperto sulla diffusione dell’arte del murale che ormai prolifera come i funghi in tutti i quartieri della capitale
“Realizzare murales sparsi un po’ dovunque su porzioni di edifici di valore storico, in modo non organico e storicizzato, è uno stile che non condivido. Non metto in dubbio la bellezza dell’oggetto in sé ma il suo concreto utilizzo”, sottolinea Coppola, profondo conoscitore dell’assetto architettonico del litorale e dell’intera città di Roma.
Il murale, intitolato “dal nido al mare”, inaugurato dal sindaco Roberto Gualtieri presso l’Istituto Comprensivo Giuliano da Sangallo, rappresenta, nell’intenzione dell’autore, un’opera ambientalista che si inserisce nel programma intitolato “Life Turtlenest” di sensibilizzazione alla tutela di una specie marina, minacciata come tante altre da microplastiche e metalli pesanti. Una campagna promossa a livello continentale da Legambiente e finanziata con fondi messi a disposizione dall’Unione europea. Il ritorno delle caretta caretta sulle spiagge della Penisola è, infatti, un fenomeno in continua crescita. Lo scorso anno ne sono stati censiti 450 nidi, 18 dei quali sulle coste del litorale del Lazio (leggi qui).
Altre controindicazioni tecniche all’uso del murale
“Il mio parere esula da qualsiasi considerazione politica -precisa Coppola- è un commento generale contrario all’utilizzo che si fa di questi murales collocandoli a casaccio qua e là oltre che in modo parziale e isolato. Cosa diversa è ciò che è stato fatto, per esempio, nel quartiere di Tor Marancia, ridando vita a facciate cieche ma, creando nella loro completezza, un sistema grafico e architettonico innovativo e capace di suscitare un nuovo interesse culturale per un’area tendenzialmente depressa. L’impiego della pittura viene utilizzato a corredo dello stile delle costruzioni”.
“In questo modo il quartiere è diventato meta per turisti e scolaresche. Si è trasformato in un bel posto, ma nel contesto di un tema che ha integrato in una visione di insieme i luoghi su cui sono stati realizzati i dipinti. Un discorso completamente a parte va fatto per strutture come quella dell’istituto scolastico progettato da Ignazio Guidi negli Anni Trenta, che ha un certo valore per lo stile architettonico razionalistico. Per promuovere la causa ambientalista si poteva benissimo utilizzare un pannello, un affresco o un mosaico esposto all’ingresso della scuola”.
La scuola con il murale delle tartarughe è al centro di una zona di Ostia caratterizzata da ampi riferimenti all’architettura del passato. Si trova, infatti a poca distanza dal complesso delle case un tempo appartenenti all’Istituto nazionale delle assicurazioni (Ina) costruite a metà degli Anni Venti dall’architetto Camillo Palmerini secondo canoni del tardo barocchetto romano antitetici a quelli del razionalismo del decennio precedente e i cui ultimi esempi nella capitale risalgono al 1927/1928.
“E’ un po’ paradossale che l’edificio dove è stato dipinto il murale sia stato oggetto di alcuni interventi di restauro quando le finiture in alluminio anodizzato furono sostituite con del vetro mattone nel solco di un intervento di recupero e riqualificazione. C’è un’altra considerazione da fare sulla diffusione dei murales a pioggia in ogni angolo della città -conclude l’architetto Coppola- poiché sono realizzati con l’uso di vernici spray ben presto la loro qualità degrada come sta accadendo per il dipinto realizzato alla stazione Lido Nord la cui parete sta iniziando a sfogliare. Tra un po’ cci ritroveremo con una facciata rovinata e messa peggio di prima”.
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