Carceri, nuovo suicidio a Regina Coeli

Il suicidio in cella la notte scorsa: il detenuto era in attesa di giudizio

Un carcere
Un istituto penitenziario. Foto di archivio

Un detenuto la notte scorsa è stato ritrovato morto nella sua cella a Regina Coeli. Per gli inquirenti si tratterebbe di un suicidio. La vittima un 31enne in attesa di giudizio e sotto accusa per rapina.

Il suicidio in cella la notte scorsa: il detenuto era in attesa di giudizio

Col suicidio a Regina Coeli salgono a 39 i suicidi in carcere nel 2024, in Italia. L’uomo, un cittadino pakistano, poco più che trentenne, è stato ritrovato senza vita nella sua cella verso le  ore 23 di ieri sera, martedì 4 giugno. A settembre nello stesso carcere si era tolto la vita un detenuto ancora più giovane, un 21enne

Secondo una nota diffusa da Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, il 31enne si trovava a Regina Coeli da “settembre scorso per rapina e lesioni e ancora in attesa di primo giudizio“.

Il sovraffollamento

Una condizione tristemente nota quella delle carceri nel nostro Paese, caratterizzata spiega ancora De Fazio da un “sovraffollamento detentivo ormai giunto al 130 per cento, penuria di organici della Polizia penitenziaria, a cui mancano almeno 18mila unità e l’enorme problema dell’assistenza sanitaria e psichiatrica”.

Solo 24 ore prima un detenuto del carcere di Rieti aveva  cercato di togliersi la vita nel bagno della sua cella. Trasportato con urgenza all’ospedale de Lellis le sue condizioni erano apparse subito gravi.

Ma il problema degli istituti penitenziari colpisce anche le forze dell’ordine presenti nelle strutture: sempre il segretario regionale De Fazio ha raccontato che ieri, oltre al tentato suicidio del detenuto, all’interno del carcere di Rieti sì verificata un’aggressione nei confronti di un sovrintendente da parte di un detenuto con problemi psichiatrici.

Chiesta la chiusura del carcere

Il Partito democratico, dalla Regione e dal Campidoglio, ripetutamente ha chiesto al ministro Nordio di avviare un percorso di chiusura del vetusto carcere romano, non adatto ad ospitare le persone private della libertà personale, privo di sostegni medici adeguati e di spazi sufficienti per percorsi di recupero e di reintegrazione dei detenuti“, denunciano la consigliera regionale Emanuela Droghei e la consigliera capitolina Cristina Michetelli.