Furbetti del cartellino, rinvio a giudizio per 28 dipendenti IFO di Roma. Attese sanzioni disciplinari

Stabilita la data dell'udienza per 28 dipendenti dell’Ifo che facevano timbrare il cartellino da colleghi mentre erano occupati chi in palestra e chi in un altro lavoro

Dovranno rispondere a vario titolo delle accuse di falso e di truffa aggravata e continuata ai danni di un ente ospedaliero i 28 dipendenti degli IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri) denunciati dopo lunghe indagini per l’assenza ingiustificata dal posto di lavoro e per sostituzione di persona nella timbratura del cartellino presenza. E, di conseguenza, ci si attendono provvedimenti disciplinari che in qualche misura ridimensiono, in attesa del giudizio, le responsabilità per i ruoli apicali.

Stabilita la data dell’udienza per 28 dipendenti dell’Ifo che facevano timbrare il cartellino da colleghi mentre erano occupati chi in palestra e chi in un altro lavoro

Dentro il procedimento giudiziario ci sono tecnici, infermieri e impiegati che lavorano presso l’Istituto Tumori Regina Elena e l’Istituto Dermatologico San Gallicano.

L’indagine, partita da una denuncia presentata dai vertici degli IFO, ha fatto emergere un quadro desolante di malaffare e assenteismo. Gli episodi incriminati risalgono al periodo pre-COVID, precisamente tra ottobre 2018 e giugno 2019, e hanno visto gli accusati organizzarsi per timbrare il cartellino al posto dei colleghi. Tuttavia, anziché prestare servizio, questi si dedicavano a fare compere, colazioni al bar, andare dal meccanico, riaccompagnare i figli a casa da scuola e persino svolgere una seconda occupazione.

Le prove raccolte dalla Procura di Roma sarebbero schiaccianti. Le immagini delle telecamere di sorveglianza installate presso i dispositivi di registrazione delle timbrature mostrerebbero chiaramente alcuni dei “furbetti” allontanarsi con le proprie auto per lunghi periodi. Ulteriori riscontri sarebbero stati ottenuti attraverso pedinamenti e tracciamento dei segnali GPS, fornendo un quadro dettagliato delle loro attività extra-lavorative durante l’orario di servizio.

I 28 dipendenti chiamati all’udienza di comparizione predibattimentale presso il Tribunale di Roma nella mattina del 9 settembre prossimo, sono indagati per falso e truffa aggravata e continuata ai danni di un ente ospedaliero. In taluni casi l’accusa è di aver “con artifizi e raggiri – consistiti nel cedere il proprio badge a XXXXX e ad altri soggetti rimasti ignoti, facendosi così attestare falsamente la propria presenza all’interno del posto di lavoro all’IFO di Roma – induceva in errore il preposto alla liquidazione dei relativi emolumenti dell’IFO sulla sua effettiva presenza sul luogo di lavoro, procurandosi così un ingiusto profitto con conseguente danno per l’Ospedale”. In altri casi sono accusati di essere stati gli utilizzatori del badge di altri per giustificarne l’assenza.

La posizione di altri sei indagati è stata stralciata.

In attesa delle sanzioni disciplinari

Le sanzioni disciplinari previste per tali reati possono arrivare fino al licenziamento. In attesa dell’udienza predibattimentale, c’è chi invoca nei confronti degli accusati l’adozione comunque di procedimenti disciplinari che limitino le responsabilità operative nell’abito lavorativo. Diversi dei dipendenti coinvolti, infatti, ricoprono ruoli apicali e nel frattempo alcuni di loro sarebbero stati anche valutati positivamente per lo svolgimento delle loro funzioni e premiati con incentivi sugli stipendi. Nonostante l’entità dello scandalo e le prove inconfutabili raccolte, la Direzione amministrativa degli IFO, ad oggi, non ha ancora adottato provvedimenti disciplinari, un immobilismo che suscita non poche perplessità.