Lazio preda delle ecomafie: nella regione 145 incendi dolosi di rifiuti tossici negli ultimi 10 anni (VIDEO)

Nell'ultimo decennio nel Lazio le ecomafie hanno sfruttato la regione per lo stoccaggio di rifiuti tossici e provocato 145 roghi dolosi di rifiuti tossici

C’è un consolidato sistema criminale mafioso che utilizza il territorio del Lazio come luogo di deposito di rifiuti, industriali, ospedalieri e poi plastica, pneumatici, sostanze tossiche.

Nell’ultimo decennio nel Lazio le ecomafie hanno sfruttato la regione per lo stoccaggio di rifiuti tossici e provocato 145 roghi dolosi di rifiuti tossici

A scoperchiare il vaso di Pandora è stata un’inchiesta della direzione distrettuale antimafia, che ha portato lunedì a nove arresti nella provincia di Frosinone.

Tutto è partito dall’incendio nel 2019 della Mecoris, azienda di smaltimento rifiuti del Frusinate, acquisita pochi mesi prima da un noto imprenditore della zona, ritenuto dagli inquirenti vicino alle Cosche.

Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, ricostruisce quanto accaduto in quella circostanza: “La Mecoris, un’azienda di Frosinone, dove c’erano stipati rifiuti pericolosi e dove è avvenuto un grande incendio che ha impattato in maniera gravissima sulla qualità dell’aria di quel luogo”.

Le indagini permettono di scoprire un efficiente meccanismo per il traffico illecito di rifiuti.

La spazzatura, accertano gli investigatori, proviene principalmente dalla Campania.

La modalità è sempre la stessa: tonnellate di scarti vengono ammassati in capannoni, garage, terreni agricoli, perfino nelle discariche legali e autorizzate.

Poi questi depositi prendono puntualmente fuoco e proprio l’incendio costituisce un elemento cartine del sistema criminale di smaltimento illecito dei rifiuti, come è accaduto a Mezzocammino, in Largo Iacovitti, ad Ardea, a Pomezia, a Ponte Galleria, a Fiumicino, a Malagrotta.

Borrelli evidenzia la gravità e la frequenza di questi incendi: “Ci sono stati negli ultimi dieci anni soltanto nella nostra regione e soltanto in luoghi autorizzati a raccogliere rifiuti ben 145 incendi“.

In particolare, proseguendo Borrelli evidenzia quanto sia incontrollato questo fenomeno: “Quei rifiuti siccome non hanno una provenienza legittima, non hanno nessuna bolla di accompagnamento o vengono buttati a terra o gli viene dato fuoco o vengono buttati in mare, purtroppo queste sono le casistiche”.

Francesco Emilio Borrelli, Vicepresidente Commissione Parlamentare Ecomafie, spiega quanto segue: “Nel territorio italiano, in particolare nel sud, ma purtroppo anche nel Lazio, esiste un sistema oramai rodato in cui lo smaltimento del rifiuto comprende anche il rogo tossico. È un sistema sul quale ad oggi le norme sono però anche abbastanza light”.

La camorra che in particolare gestisce questo sistema criminale, come conferma Borrelli: “Sicuramente ci sono dei rapporti molto forti e in alcuni casi sono proprio intermediari direttamente responsabili dei clan. Fare reati ambientali oggi è ancora conveniente per le eco-mafie. Bisogna renderlo non conveniente”.

La soluzione per combattere le ecomafie, per Borrelli, è quello di utilizzare deterrenti e sanzioni durissime per reprimerle: “L’unico modo per fermarli è che deve essere talmente pesante la sanzione, sia quella penale sia quella amministrativa, che per la camurra, per le mafie, per tutte le comafie deve essere svantaggioso”.

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