Omicidio di Luca Sacchi, confermata la condanna per il killer. Novità per la fidanzata

Omicidio Sacchi, cosa ha disposto la Cassazione oltre la conferma della condanna del killer Valerio Del Grosso

Luca Sacco con la fidanzata Anastasiya qualche mese prima dell'omicidio. Foto dal profilo facebook del giovane

Diventa definitiva la condanna a 27 anni per Valerio Del Grosso, il killer dell’omicidio di Luca Sacchi, ucciso con un colpo di pistola alla testa nella notte tra il 23 e 24 ottobre 2019 davanti a un pub nella zona di Colli Albani a Roma.

Omicidio Sacchi, cosa ha disposto la Cassazione oltre la conferma della condanna del killer Valerio Del Grosso

I giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno invece disposto un appello bis, per aumentare la pena, come chiesto dalla procura generale, per gli altri imputati, Paolo Pirino, presente sul luogo del delitto con Del Grosso, e Marcello De Propris, accusato di aver fornito l’arma con cui è stato ucciso Sacchi, le cui condanne in secondo grado erano scese da 25 anni a 14 anni e 8 mesi.

La Suprema Corte ha disposto un nuovo processo di Appello anche per la fidanzata di Sacchi, Anastasiya Kylemnyk, condannata a 3 anni per violazione della legge sugli stupefacenti. Di origini polacche all’Appio Latino dal 2003 Anastasya rivestiva il duplice ruolo di parte lesa, nella rapina finita con l’omicidio del fidanzato, e di imputata per i fatti relativi alla compravendita di droga.

La sentenza della Cassazione è arrivatanella serata di oggi, 16 maggio, dopo due ore e mezzo di camera di consiglio.

Il personal trainer venne ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nella zona di Colli Albani, mentre era in compagnia della fidanzata Anastasiya e di alcuni amici.

A sparare Valerio Del Grosso, che insieme con l’amico Paolo Pirino, aveva deciso di rapinare la fidanzata di Sacchi prendendole i soldi, 70mila euro secondo l’accusa, che aveva nello zaino e che secondo le indagini sarebbero serviti per acquistare 15 chili di marijuana.

L’accusa

Avevano messo in conto di poter uccidere e lo hanno fatto, perché presi dalla foga della rapina.  “È provato che Valerio Del Grosso e Paolo Pirino agirono all’unisono la sera del 23 ottobre” del 2019 quando uccisero il 24enne Luca Sacchi durante una compravendita di droga a Colli Albani.  Una ricostruzione quella I Corte d’assise di Roma rimasta ferma fino in Cassazione.

La ricostruzione della prima sentenza

La procura generale infatti conta nell’appello bis di spuntare una condanna più pesante per i coimputati di Del Grosso, convalidando la ricostruzione proprio del primo grado quando Pirino e De Propris vennero condannati a 25 anni.

Quella sera – avevano ricostruito i giudici  di primo grado – Del Grosso e Pirino avrebbero dovuto consegnare 15 chili di marijuana e riscuotere circa 70mila euro da Giovanni Princi, condannato in un processo stralcio a 5 anni, amico di Sacchi e che, secondo l’accusa e i giudici, aveva coinvolto nella “partita” Anastasiya.

Del Grosso e Pirino, però, trasformarono la vendita della droga, prima in una rapina e poi in omicidio. Arrivarono nei pressi del pub John Cabot armati: Pirino di una mazza da baseball con cui colpì prima la ragazza e poi Sacchi intervenuto in difesa della fidanzata, mentre Del Grosso impugnava la pistola datagli, secondo i giudici, da Marcello De Propris per “portarglieli via tutti e 70” mila, come emerse da intercettazioni telefoniche.

Sacchi venne colpito alla testa da un solo colpo sparato da pochi metri. Per questo “Valerio Del Grosso – aveva precisato la Corte di Assise – ha agito con la chiara previsione e volizione della morte o del grave ferimento della vittima, indifferente al risultato perché, sul momento, era preso solo dalla foga di portare a termine la rapina”.

Il sostegmo morale nell’omicidio

Marcello De Propris non era fisicamente sul posto quando Sacchi è stato ucciso, ciò nonostante “è indubbio – la conclusione per motivare l’allora condanna a 25 anni – il contributo morale, in termini di rafforzamento del proposito delittuoso, e materiale prestato alla commissione dell’omicidio oltre che della rapina, quale fornitore dell’arma carica e pronta all’uso in un contesto fattuale che rendeva altamente probabile il suo effettivo utilizzo”.