“Corruzione al Tar del Lazio”: a processo un giudice e un avvocato

A processo per corruzione di atti giudiziari il giudice Silvestro Maria Russo e l'avvocato e prof universitario Federico Tedeschini

fascicoli in un'aula di giustizia
Carte giudiziarie. Foto di archivio

Il sospetto di corruzione dietro sentenze in discussione al Tar del Lazio, finiscono a giudizio a Roma un giudice e un avvocato.

A processo per corruzione di atti giudiziari il giudice Silvestro Maria Russo e l’avvocato e prof universitario Federico Tedeschini

Il processo si aprirà il 10 settembre davanti all’VIII sezione penale del tribunale di Roma dove siederanno due imputati di calibro: il giudice del Tar del Lazio Silvestro Maria Russo (in precedenza al Consiglio di Stato) e il professor Federico Tedeschini, tra i più quotati avvocati romani e docente emerito di diritto amministrativo alla Sapienza.

Il giudice è accusato di aver tentato di pilotare procedimenti a cuore all’avvocato (suo conoscente) in cambio della sua ingerenza negli ambienti giudiziari per la nomina a presidente di sezione del Tar.

Con loro a processo per un’altra sezione di indagine l’ex commissario ad acta Gaia Checcucci e l’avvocato Pierfrancesco Sicco – anche loro accusati di corruzione dai pm romani Fabrizio Tucci e Gennaro Varone  – per aver veicolato incarichi presso lo studio professionale Tedeschini.

La vicenda, per cui oggi sono stati disposti i rinvii a giudizio a piazzale Clodio, era esplosa nel dicembre 2022 quando il tribunale aveva disposto misure cautelari e interdittive dalla professione nei confronti dei quattro imputati.

Con grande sorpresa nell’ambiente giudiziario l’avvocato Federico Tedeschini (76 anni) era finito agli arresti domiciliari, mentre per il magistrato presidente della III sezione del Tar del Lazio e già giudice del Consiglio di Stato Silvestro Maria Russo (67 anni) era stata disposta la sospensione dal servizio per un anno.

Le accuse pesanti, in particolare per il ruolo rivestito dal giudice. Russo “in qualità di magistrato del Consiglio di Stato e poi dal febbraio 2022″ veniva accusato dai pm “di aver messo le funzioni giurisdizionali rivestite a disposizione dell’avvocato Tedeschini al fine di favorirlo in cause di interesse di quest’ultimo”.

In cambio avrebbe beneficiato di un’azione di sponsor per accelerare la sua nomina, dopo cinque rigetti come presidente di sezione al Tar del Lazio. Le sentenze in ballo riguardavano il ricorso per un appalto per la riqualificazione di piazzale dei Cinquecento e il ricorso di una fondazione ecumenica.

Le difese

Tedeschini, – che ad agosto ha avuto la revoca della misura interdittiva – ha sempre respinto le contestazioni parlando di “processi alle intenzioni di un professionista cui si rimprovera la capacità di saper fare il proprio mestiere”.

Per il giudice Russo parla il suo legale, l’avvocato Mario Murano convinto che il procedimento chiarirà ogni equivoco.

Quanto al merito della vicenda – dichiara l’avvocato Murano a canaledieci – continueremo a sostenere con rigore argomentativo che l’accusa mossa al Presidente Silvestro Russo è destituita da ogni benché minimo fondamento. Il Pm ha costruito l’accusa come un incrocio di reciproche promesse tra il Tedeschini e il Russo, risultate assai vaghe e generiche, nonché totalmente prive dei requisiti della serietà e dell’affidabilità. Quindi, nessun patto corruttivo è intervenuto tra l’avvocato Tedeschini e il Presidente Russo“.

Quest’ultimo – aggiunge il penalista –  mai ha preso in seria considerazione che il compianto Presidente Fratini potesse essere manovrato dal Tedeschini attraverso indebite pressioni del giornalista Minzolini per via di fantomatici articoli di stampa sulla notoria gestione delle nomine di vertice della giustizia amministrativa.

Presumibilmente si è trattato di una generica millanteria del Tedeschini, a cui il Russo non ha dato alcun credito.

Per altro verso il Russo mai ha promesso alcun aiuto nel giudizio a cui era personalmente interessato il Tedeschini, sul quale si fonda l’intero costrutto accusatorio”.