Anarchici, la Cassazione conferma la condanna a 23 anni per Alfredo Cospito. Si temono altri raid

La sentenza arriva a poche ore dall'irruzione degli anarchici a Cinecittà dove sono state date alle fiamme cassonetti, auto e danneggiate più banche

Diventa definitiva la condanna a 23 anni di carcere per Alfredo Cospito, uno degli idoli degli anarchici relegato da anni al 41 bis. L’ergastolo è stato scongiurato, ma la permanenza al carcere duro – temono gli investigatori – potrebbe comunque causare reazioni e raid di gruppi anarchici, già registrati ripetutamente anche a Roma, compreso l’ultimo a Cinecittà poche ore prima della sentenza.

La sentenza arriva a poche ore dall’irruzione degli anarchici a Cinecittà dove sono state date alle fiamme cassonetti, auto e danneggiate più banche

La sentenza della Cassazione è stata pronunciata ieri sera, 24 aprile. I giudici della VI sezione penale hanno confermato responsabilità di Cospito e la relativa pena per l’attentato alla scuola carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, nel 2006. La Suprema Corte ha anche confermato la pena di 17 anni e 9 mesi per  l’altra imputata nel processo, Anna Beniamino.

Era stata dedicata proprio ad “Alfredo e Anna liberi” l’irruzione poco prima dell’alba di ieri a Cinecittà dove una ventina di anarchici incappucciati hanno dato fuoco a più cassoni della spazzatura e a una campana di vetro che ha fatto bruciare anche un’auto e danneggiato più banche e un ufficio postale, prendendone a mazzate le vetrate.

Ora si temono altri disordini o atti dimostrativi: i servizi di carabinieri e polizia su Roma, più volte teatro di presidi e atti dimostrativi degli anarchici, sono stati rafforzati.

La condanna definitiva per Cospito

Con la condanna definitiva dei due esponenti anarchici gli ermellini  hanno respinto il ricorso presentato dalla procura generale della Corte  d’Appello di Torino e dichiarato inammissibili i ricorsi delle difese. Così è  stata confermata la sentenza emessa dai giudici di secondo grado torinesi.

Nelle scorse settimane la Cassazione ha dichiarato inammissibile l’istanza presentata dai difensori di Cospito contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che aveva confermato il carcere duro. Cospito era già stato condannato in via definitiva per l’attentato a Roberto Adinolfi, manager di Ansaldo Nucleare, avvenuto nel 2012.

A Roma, davanti ai giudici della sesta sezione penale, il sostituto pg Lori Perla aveva chiesto il rigetto del ricorso della procura generale di Torino, che sollecitava invece la pena dell’ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi per l’anarchico detenuto al 41bis, e 27 anni e un mese per Beniamino.

Per il pg di Cassazione, “il danno effettivamente realizzato” con l’attentato all’ex caserma “è stato di particolare tenuità. Appaiono quindi corrette le determinazioni poste nella sentenza impugnata”.

Dopo la requisitoria del pg hanno preso la parola i difensori di Cospito e Beniamino, gli avvocati Flavio Rossi Albertini e Caterina Calia.

Le richieste degli anarchici

Nella mattinata di ieri, di fronte al palazzo della Cassazione, alcuni anarchici avevano dato vita a un sit-in, nel corso del quale sono stati esposti striscioni come “fuori Alfredo dal 41bis” e “il carcere uccide“.

In altre occasioni gli slogan:  “Lo Stato democratico con il 41 bis tortura“ oppure “Contro l’ergastolo ostativo e il 41 bis, solidarietà con Alfredo Cospito

L’attentato contestato

Nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006 esplosero due bombe davanti all’ingresso della caserma allievi carabinieri “Dalla Chiesa”, a Fossano. Nessun ferito. Le deflagrazioni si limitarono a danneggiare case e recinzioni.

Nel 2017 iniziò poi a Torino il processo ai due anarchici accusati di essere gli autori del “fallito” attentato: Alfredo Cospito (54 anni) e la compagna, Anna Beniamino (50) torinesi, esponenti del Fai, la Federazione anarchica informale.

Arrivato in Cassazione il processo era stato rinviato alla Corte d’Appello di Torino per riquantificare la pena. Motivo: i magistrati avevano accolto la richiesta della procura generale di riconoscere che si trattò di una “strage politica” e non di “strage comune”. Dopo un lungo iter si è arrivati alle condanne definitive di ieri.

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Blitz degli anarchici, cassonetti e auto bruciate