Con la bella stagione si diffonde la presenza di sciami di api anche in città ma limitarsi a osservarle può creare altri problemi
Si sono raggruppate tra i rami di un albero situato all’inizio di via delle Baleniere a Ostia in corrispondenza dell’incrocio con via Vasco de Gama. Decine di migliaia di api. Uno sciame che “non è pericoloso ma non può neppure essere lasciato lì” avverte l’etologo naturalista Andrea Lunerti, ormai famoso in tutta la capitale quando si tratta di intervenire per catturare insetti capaci di costruire nidi ovunque, oppure recuperare serpenti finiti negli scantinati e persino nei garage condominiali.
“Lo sciame di api -spiega Lunerti- ha seguito l’ape regina che ha fatto posto alla nuova nel nido originario dove in questo periodo vengono deposte circa 2mila/3mila uova al giorno. Il sovraffollamento provoca la sciamatura e la regina vecchia, in cerca di una nuova sistemazione, si porta dietro dalle 8mila alle 15mila api tra operaie, ceraiole, nutrici ed esploratrici. Quello di Ostia è, con ogni probabilità, uno sciame primario che, entro 12/24 ore, lascerà quella sistemazione provvisoria. Ma solo dopo che le api esploratrici, disperse ai quattro venti, avranno trovato un posto adatto dove nidificare. E’ vero che questi esemplari spariranno in breve tempo ma chi trova uno sciame primario –sottolinea Lunerti – deve avere consapevolezza del fatto che, molto probabilmente, a 30/50 metri di distanza si trova anche il nido originario, magari nascosto in un magazzino, in un vecchio garage, all’interno di uno sportello dove si trovano i rubinetti della rete idrica. Lo stesso sciame, una volta che le api esploratrici avranno convinto le altre a seguirle, sparirà sì in un battito di ciglia ma potrebbe andare a infilarsi nella cavità di un albero, in una fessura nella roccia, così come in un’intercapedine o il cassone di una serranda. Un luogo antropizzato dove le api continueranno a proliferare”.
Lo sciame di per sé non rappresenta un pericolo, ma è la destinazione finale della colonia che potrebbe costituirlo. Le api in cerca di una nuova casa hanno lo stomaco gonfio di miele e sono restie a pungere chi le aggredisce. Sono pacifiche, non hanno prole da difendere ma, se infastidite o provocate, possono anche decidere di attaccare in massa e in quel caso anche uccidere una persona.
Questo significa che l’agglomerato di insetti planati nell’albero di via delle Baleniere non può essere lasciato lì nella certezza che prima o poi si trasferirà da qualche altra parte.
“In casi come questi -puntualizza Lunerti- bisogna evitare che le api nidifichino nei palazzi vicini. Loro non sanno che le case ci appartengono, e dove trovano un luogo adatto nidificano. Per evitarlo bisogna catturarle rivolgendosi alle Asl che hanno contatti con gli apicoltori autorizzati e in possesso dei requisiti professionali previsti per questo tipo di operazioni. Tentare di fare da soli, accendendo fuochi o peggio gettando insetticidi contro lo sciame può esporre chi lo fa e chi si trova nei pressi a un grave pericolo perché le api a quel punto reagiranno. Chi sa come comportarsi viene attrezzato con tuta e copricapo protettivo e, con un porta sciame, cattura le api che vengono poi trasferite negli allevamenti”.
Si potrebbe pensare che lasciare le api dove trovano riparo o dove nidificano sia comunque un gesto di rispetto verso la natura. Ma non è così perché, per esempio, la loro presenza costituisce spesso motivo di preoccupazione in persone allergiche esposte al rischio di shock anafilattico o entomofobiche, vale a dire vittime di paure eccessive nei confronti degli insetti.
“Rimuovere lo sciame significa anche portare rispetto a chi scappa in presenza di un insetto e che non va preso in giro, ma compreso e semmai aiutato, a superare i propri limiti psicologici” rimarca Lunerti.
Ma mancata rimozione di un nido, per esempio, all’interno di un’abitazione presenta problematiche giuridiche e legali che spesso non vengono prese in adeguata considerazione.
“Per effetto di quanto stabilito dall’articolo 924 del codice civile il proprietario del fondo o della struttura dove le api si sono trasferite, trascorso un termine di 48 ore, se nessuno ne rivendica la titolarità ne diventa automaticamente proprietario con tutte le conseguenze civili ma soprattutto penali del caso, in primo luogo nei confronti di venisse attaccato dagli esemplari presenti nel nido” sottolinea l’etologo.
Situazioni come quella che si è verificata in via delle Baleniere e, due giorni fa, nei giorni scorsi anche in via delle Gondole, sempre a Ostia Lido, tenderanno ad aumentare in modo esponenziale con la bella stagione.
“Ci attende un periodo molto ricco di insetti soprattutto in centro Italia -anticipa Andrea Lunerti- l’inverno praticamente non c’è stato e le temperature non si sono mai abbassate in modo significativo. Se consideriamo che il 94,6 per cento di tutte le specie esistenti in natura sono insetti, l’elevata sopravvivenza di esemplari che avrebbero dovuto morire con il freddo provocherà, con la schiusa delle nuove uova una cascata trofica che favorirà la diffusione nel nostro territorio non solo delle api, ma anche dei calabroni e ovviamente delle zanzare. Sarà una gioia per gli uccelli predatori come i falchi ma un po’ meno per noi esseri umani”.
Ma lo spettacolo della natura sta esplodendo anche nell’entroterra di Ostia nelle sue più variegate manifestazioni regalandoci anche momenti di commozione come la passeggiata di un piccolo plotoncino di anatroccoli (leggi qui).
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