A 140 km/h uccise un ragazzo su via Ostiense: fuga e bugie. La sentenza

Dopo l'incidente costato la vita al 24enne Alessandro Tavanti la fughe e le bugie del pirata della strada. La condanna scontata grazie alla scelta del rito

Sei anni di carcere: è la condanna disposta ieri dal tribunale di Roma per Daniele A., un 31enne romano che con una Audi A3 il 31 ottobre del 2021 guidando a oltre 140 km orari travolse e uccise su via Ostiense un 24enne in scooter, Alessandro Tavanti, per poi scappare via e fingere il furto dell’auto. Nel frattempo il pirata della strada era ed è rimasto libero. La pena non è definitiva ed esecutiva.

Dopo l’incidente costato la vita al 24enne Alessandro Tavanti la fughe e le bugie del pirata della strada. La condanna scontata grazie alla scelta del rito

Ieri la sentenza col giudizio abbreviato. Il giudice ha stabilito una condanna a sei anni di carcere. Pena così stabilita grazie allo sconto di un terzo della pena prevista dalla scelta de rito.

Il trentenne rispondeva di omicidio stradale, omissione di soccorso e simulazione di reato. Il giudice ha disposto una condanna di un anno più pesante rispetto a quella avanzata della procura.

Il pirata della strada, un trentenne del quartiere Prati, aveva lasciato il ragazzo morto per strada, sull’Ostiense, senza nemmeno provare a chiamare i soccorritori. Per scappare il più velocemente possibile insieme al passeggero che era sulla sua macchina aveva lasciato persino lo sportello del lato guida aperto.

L’automobilista, infatti, non aveva avuto il coraggio di prendersi la responsabilità dell’enorme tragedia ma ha mostrato una certa disinvoltura nel cercare di coprirla. La stessa notte, infatti, si era presentato in una caserma dei carabinieri al Torrino sostenendo che poco prima gli era stata rubata la sua Audi A3 mentre era a Ponte Milvio.

Le bugie raccontate in una caserma

Ho conosciuto una ragazza anche – aveva raccontato al piantone – ma poi mi sono accorto che qualcuno mi ha rubato il borsello con le chiavi dell’auto”. “Allora da Ponte Milvio ho preso un taxi che mi ha portato fin qua (ossia in una caserma lontana dalla sua abitazione e da Ponte Milvio)”.

Il carabiniere che lo aveva visto arrivare dal monitor interno accompagnato da una utilitaria si insospettisce, chiede chiarimenti e allora il ragazzo inventa altre bugie.

Ho preso prima il taxi e poi ho chiesto a mia sorella di venirmi a prendere in una certa strada”.

Alla domanda del carabiniere perché dal suo telefono non risultassero chiamate alla sorella la risposta: “Ho chiamato mia sorella col telefono del tassista perché qualche mese fa sono stato arrestato per possesso di droga quella mia utenza per ora è bloccata”.

Poche ore dopo si scoprirà che quell’auto che il proprietario aveva denunciato come rubata aveva ucciso un giovane di 24 anni, uno studente universitario di Monteverde che i genitori ancora aspettano a casa.

Un ragazzo allegro e sensibile che gli ex compagni di liceo hanno voluto ricordare con sorriso e sigaretta in un murale.

La perizia sull’airbag

Ad inchiodare le bugie dell’automobilista una perizia sull’airbag con tracce del suo dna, disposta dalla procura. E lo scontrino per un paio di sigarette comprate poco prima dell’incidente a Ostia.

Dalla ricevitoria i caschi bianchi della Polizia Locale di Roma Capitale estrapolano le immagini dove si vede l’automobilista indossare un paio di pantaloni chiari, una maglia e un gilet nero. Gli stessi con cui poi si era presentato nella caserma dei carabinieri e con cui era stato trovato poi in casa.

Nel verbale un ultimo drammatico appunto dei vigili: lo scooter della vittima era rimasto incastrato sotto l’auto che a sua volta aveva perso una ruota anteriore. Motivo per cui – deducono – il pirata e l’amico sono fuggiti a piedi e non con l’auto lasciando il ragazzo in mezzo alla strada ancora col casco infilato.

La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Luca Ciaglia, da allora devastata dal dolore, si è costituita parte civile. I genitori hanno affrontato il dramma del processo certi che per loro non ci sarà mai consolazione.