Roma, “omicidio dell’armadio”: a 30 anni chiesta la riapertura del caso

La commercialista Antonella Di Veroli venne ritrovata dentro un armadio nell'aprile del 1994: era stata assassinata in casa due giorni prima

Antonella Di Veroli, la donna ritrovata morta nell'armadio della sua camera da letto

A 30 anni esatti dall’omicidio di Antonella Di Veroli, la famiglia della vittima ha presentato alla Procura di Roma una istanza per la riapertura del caso. Con 33 pagine firmate dall’avvocato Giulio Vasaturo si chiede di riesaminare i reperti dell’epoca – impronte digitali, un bossolo e reperti piliferi – con le nuove tecnologie.

La commercialista Antonella Di Veroli venne ritrovata dentro un armadio nell’aprile del 1994: era stata assassinata in casa due giorni prima

Il legale nella sua istanza ripercorre tutte le tappe del caso, partendo dal 10 aprile del 1994 quando la consulente del lavoro Di Veroli viene uccisa a Talenti, in via Domenico Oliva 8.

La donna muore soffocata da un sacchetto di plastica dopo essere stata stordita da due colpi di pistola esplosi attraverso un cuscino. Il cadavere venne ritrovato due giorni dopo dentro a un armadio sigillato con del mastice.

A rinvenire il corpo la sorella Carla e il cognato, l’avvocato Giuseppe Desoindre, che erano già stati in via Oliva il giorno precedente, senza notare nulla di strano. Al secondo controllo, però, si accorsero che un’anta dell’armadio in camera da letto non si apriva. Forzarta la serratura l’orribile scoperta.

La commercialista era rannicchiata dietro un mucchio di coperte e cuscini, in posizione fetale, la testa avvolta in un sacchetto di nylon, il pigiama azzurro macchiato di sangue.

Dalle successive indagini, risultò che la vittima era stata ferita ala testa con due colpi di pistola esplosi attraverso un cuscino, usato come silenziatore, e che la morte era  sopraggiunta per asfissia.

Nessun colpevole

La vittima aveva 47 anni, era single e ha aperto al suo assassino. Una persona che molto probabilmente conosceva. Le indagini col tempo si concentrano sue due uomini con cui aveva avuto una relazione, uno verrà portato a processo e poi assolto. Ci fu nel corso dell’inchiesta anche un errore investigativo, una prova dello stub fatto da un agente inesperto rivelatasi sbagliata.

Dopo il caso di Simonetta Cesaroni (via Poma, 1990) e di Alberica Filo della Torre (Olgiata, 1991 e risolto solo a distanza di anni), il mistero dell’ “omicidio dell’armadio” è il terzo giallo al femminile che ha insanguinato la Capitale negli anni Novanta.