Roma, salvato dall’infarto con la telemedicina: storia di Mario “miracolato” dal Gemelli

L'infarto scampato grazie alla telemedicina: la storia di Mario, settantenne cardiopatico

Un infarto scongiurato al contrario. Non con il paziente cardiopatico che in preda a un crollo si precipita in pronto soccorso, ma l’ospedale che lo chiama e lo avverte dell’imminente rischio invitandolo a recarsi al più presto all’unità operativa del Gemelli.

L’infarto scampato grazie alla telemedicina: la storia di Mario, settantenne cardiopatico

E’ la storia di Mario, cardiopatico romano di 70 anni “miracolato” dal policlinico romano. Dormiva tranquillo quando dall’unità di Aritmologia del policlinico Gemelli la cardiologa di turno si è accorta che il suo cuore stava per andare in tilt. E lo ha chiamato, salvandolo da un infarto acuto del miocardio. La sua storia ora è finita sul “British Medical Journal Case Reports”, che raccoglie le eccellenze nella medicina.

L’infarto scampato

Mario ha una settantina d’anni, soffre di cardiopatia ischemica cronica e da tre anni gli è stato impiantato un defibrillatore bicamerale perché ha uno scompenso cardiaco a ridotta frazione d’eiezione, che lo espone al rischio di aritmie maligne.

Qualche mese fa, durante una notte, trascorsa apparentemente come tante altre per il signor Mario, il sistema del defibrillatore ha invece riconosciuto e interrotto diversi episodi di aritmie potenzialmente letali, salvando la vita del paziente.

Mario non accorge di nulla e non pensa di aver bisogno del suo cardiologo. Lui forse no, ma il suo dispositivo salva-vita, sì.

Il device infatti comincia ad inviare una serie di allarmi alla centrale di controllo del Gemelli; questi vengono rilevati in tempo reale da Linda Fulco, uno dei tecnici dedicati al monitoraggio remoto, che allerta subito il cardiologo.

L’invito ad andare in pronto soccorso

Il settantenne viene subito contattato e invitato a recarsi con urgenza presso il pronto soccorso. Il paziente, ancora insonnolito, si meraviglia perché non accusa particolari disturbi, ma non discute e fa quello che i cardiologi gli dicono di fare. All’arrivo in pronto soccorso, i cardiologi rilevano un infarto miocardico acuto, in sede inferiore.

Mario viene subito portato in sala di emodinamica dove è sottoposto ad una coronarografia d’urgenza, che evidenzia un’occlusione acuta dell’arteria coronarica; viene immediatamente effettuata un’angioplastica percutanea, che prontamente ripristina il flusso di sangue attraverso il vaso occluso dall’infarto.

Questo caso – spiega il dottor Gianluigi Bencardino, UOSD di Aritmologia di Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e primo autore della pubblicazione su British Medical Journal Case Reports – dimostra come il monitoraggio da remoto offra un ampio spettro di benefici per il paziente, in questo caso la possibilità di diagnosticare e trattare in maniera tempestiva un infarto miocardico acuto”.

Nutriamo grandi aspettative sulle nuove opportunità offerte dai sistemi di controllo a distanza dei pazienti – commenta il professor Francesco Burzotta, direttore della UOC di Cardiologia  -. Per strutture ad elevato flusso di pazienti come la nostra, poterli seguire anche a distanza, consente di evitare tante visite ambulatoriali ‘di controllo’ inutili, risparmiando ai pazienti spostamenti e giornate lavorative perse e allo stesso tempo, abbreviando i tempi d’attesa per altri pazienti che necessitano invece di valutazioni ambulatoriali o di ricovero.

Con il monitoraggio a distanza andiamo così di fatto ad incrementare le nostre potenzialità terapeutiche e ad offrire una migliore assistenza ai nostri pazienti”.

I pazienti monitorati

I pazienti monitorati da remoto sono centinaia, l’unità cardiologica estende il monitoraggio anche per i pazienti di altri ospedali, il Grassi di Ostia compreso.

Ma il salvataggio di un paziente che ha rischiato di morire nel sonno ha fatto esultare anche i medici.

È quanto accade da anni al Policlinico Gemelli, dove l’unità di Aritmologia riceve ogni giorno un’enorme quantità di informazioni teletrasmesse dai dispositivi dei pazienti seguiti presso questa struttura.

Ma a volte le potenzialità di questi gioielli tecnologici, veri e propri angeli custodi impiantati ai pazienti, superano addirittura le aspettative. Come appunto nel caso del signor Mario (il suo nome è di fantasia).