Condannato a piazzale Clodio per revenge porn e maltrattamenti, è libero
Le intimità da fidanzati usate come arma per annullarla dopo la separazione. Condannato a Roma per revenge porn e maltrattamenti un 36enne romano che per ricattare la sua ex compagna e madre della sua unica figlia ha usato l’arma peggiore: le loro foto e filmati osé spediti ai genitori e ai familiari ed amici più cari di lei. Giochi che avrebbe dovuto suggellare il loro amore per sempre trasformati in un’onta.
L’uomo qualche giorno fa è stato condannato a 5 anni di carcere, ma è libero, forse all’estero.
A scontare “la condanna” alimentata da imbarazzo e vergogna lei: troppo difficile dimenticare che quanto di per lei più intimo sia stato visto dalla mamma e dal papà, da un amico dell’infanzia o da una vicina. Così ogni volta che incrocia il loro sguardo si riapre istintivamente la piaga.
La sentenza è stata emessa dai giudici della I sezione penale del tribunale di Roma. Il pm Stefano Pizza chiede e ottiene per l’imputato 5 anni di carcere, ma non il divieto di espatrio.
Così lui, dopo la comparsata in aula, in cui ha cercato persino di addebitare la colpa alla vittima (“Lei non mi faceva vedere la bambina e allora ho usato quei video”), è sparito dalla circolazione.
“Il revenge porn è una violenza indelebile“, si è battuto in aula l’avvocato Andrea Manasse, che ha assistito la vittima come parte civile -. Immagini intime viste da tanti, da troppi, che restano spesso sul web e rimangono come una cicatrice sulla vittima”.
Una aggressione quella fatta dall’imputato con spavalderia e sfregio. Girava foto e filmati direttamente dal suo telefonino, nessun trucco per nascondersi.
A lei poi arrivava l’avvertimento: “O torni con me o continuo“. Le’x compagna, un anno più giovane, è talmente devastata che per qualche giorno cede. Ma ormai l’oltraggio compiuto era diventato incolmabile.
L’unica strada la giustizia. La denuncia tre anni fa: all’uomo verrà imposto il divieto di avvicinamento. Ma lui è all’estero.
Purtroppo non casi isolati. Come il ricatto via social subito da una ragazza di Tivoli.
Il revenge porn o vendetta sessuale
Il revenge porn – spiega il Garante della privacy – consiste nell’invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione, da parte di chi li ha realizzati o sottratti e senza il consenso della persona cui si riferiscono, di immagini o video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati.
Tale diffusione avviene di solito a scopo vendicativo (ad esempio per “punire” l’ex partner che ha deciso di porre fine ad un rapporto amoroso), per denigrare pubblicamente, ricattare, bullizzare o molestare. Si tratta quindi di una pratica che può avere effetti drammatici a livello psicologico, sociale e anche materiale sulla vita delle persone che ne sono vittime. Nel link i suggerimenti per prevenire.