Secchi di vernice rossa contro la sede di Leonardo accusata dai manifestanti di fornire armi contro la Palestina
Secchi di vernice rosso sangue contro i cancelli della Leonardo, il colosso che produce velivoli militari e civili ed armi e partecipata dalla Stato italiano. “Mai più guerra, no alle armi contro la Palestina”.
L’azione di disobbedienza civile questa mattina davanti alla sede romana della Leonardo, in piazza Monte Grappa. A dar vita alla protesta militanti di Ultima Generazione e dell’organizzazione Palestina Libera arrivati con secchi di vernice rossa (lavabile). Erano in sei e sono stati poi tutti identificati dalle forze di polizia.
La società è stata accusata di fornire armi usate da Israele contro la popolazione in Palestina.
Ultima generazione ha partecipato a questa azione chiedendo che “i soldi devoluti alle armi possano invece essere investiti in un fondo riparazione che possa dare supporto ai cittadini italiani in caso di disastri naturali”.
La campagna Palestina libera, continua una nota diffusa dai manifestanti, è il ramo italiano della campagna Palestine action che in Inghilterra ha portato alla chiusura di due fabbriche di armi della Elbit system, anch’essa azienda complice del genocidio in Palestina.
L’obiettivo dell’azione e della campagna “Palestina libera” è fermare l’invio di armi italiane ad Israele. I manifestanti sono stati allontanati alle 12.15, a pochi minuti dal blitz.
“Anche il Papa ha rifiutato di essere complice di questo genocidio, anche noi rifiutiamo di essere complici di questo genocidio, l’Italia rifiuta la guerra. C’è un video che prova che un cannone di Leonardo è in azione a Gaza”, la rivendicazione urlata dai manifestanti.
“Il governo sta cercando di modificare la legge 185 1990 per far si che non ci sia più trasparenza sulle armi inviate all’estero”, così un militante di Ug durante l’azione sotto la sede di Leonardo.
“Ci saranno conseguenze legali, lo sappiamo – hanno sottolineati i manifestanti – ma purtroppo dopo gli appelli le manifestazioni le firme raccolte, tutte iniziative inascoltate, questo è l’unico modo per portare avanti i nostri appelli”.
Il 26 gennaio il sit-in pro Palestina organizzato sotto la Farnesina.
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