Il suv in fiamme fotografato da un cacciatore all'alba del delitto. Intanto anche il terzo arrestato si difende: "Ero su un'altra auto"
I killer di Alexandru Ivan il 14enne ucciso la notte del 13 gennaio nel parcheggio della metro Pantano, a Monte Compatri, avrebbero dato fuoco all’auto, un suv, da cui hanno sparato prima di darsi alla fuga, divenuta ora latitanza.
Il Suv – una Nissan Qashqai che poi si è rivelata dal telaio bianca come l’auto da cui sono partiti i colpi – era stato fotografato ancora in fiamme da un cacciatore a tre ore dopo un delitto. Un particolare cruciale – subito segnalato – che però sarebbe finito nel carteggio dell’inchiesta solo pochi giorni fa.
L’auto, a cui erano state tolte le targhe, è stata trovata in carcassa poi in località Colle Mattia non lontano dal luogo del delitto.
Dell’auto oggi si è parlato indirettamente durante l’interrogatorio del terzo uomo arrestato finora per l’omicidio del 14enne. Ringo Gurgevic – fratello di Dino Petrow e del cugino Corum Petrov come loro accusato di omicidio volontario – pur avvalendosi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, ha tenuto a precisare: “Non ero sull’auto che ha sparato”.
“Noi (ossia Lui, Corum e Dino, ndr) eravamo su una Lancia Ypsilon grigia…I colpi sono partiti dall’altra auto”, ha detto in presenza del difensore, l’avvocato Luca Guerra.
Riguardo l’inchiesta c’è una sola certezza: non era Alex Ivan il bersaglio dei proiettili, ma il suo patrigno, venuto alle mani poco prima dell’omicidio con Dino Petrov in un bar a Borghesiana. Ed era stato proprio il patrigno a chiedere quell’incontro chiarificatore finito con una raffica di colpi esplosi – secondo i testimoni – da un’auto in corsa, il Suv, mentre anche altre auto fuggivano via.
I funerali del 14enne sono stati celebrati col rito ortodosso martedì nel campo sportivo di Valmontone: uno strazio per la mamma e per il papà naturale. “Chi lo ha ucciso si costituisca“, aveva implorato la madre già a poche ore dal delitto.