“Giustizia per Lavinia” travolta nel parcheggio dell’asilo alle porte di Roma: la sentenza di condanna

Deliberata la sentenza in primo grado per il caso della piccola Lavinia Montebove: per la maestra e titolare dell'asilo, la condanna più alta

Nella foto la bimba nell'immagine pubblica del gruppo social "Giustizia per Lavinia"

Il 7 agosto del 2018 la piccola Lavinia Montebove venne travolta da un’auto nel parcheggio dell’asilo “La fattoria di Mamma Cocca” di Velletri. Da quel maledetto giorno di più di cinque anni fa la bambina vive in stato vegetativo per le gravi lesioni provocate da quella manovra che investì la bimba, all’epoca di appena 16 mesi.

Poche ore fa la sentenza in primo grado si è espressa con la condanna per la maestra e la donna che si trovava a bordo dell’auto che ha investito la bambina.

Deliberata la sentenza in primo grado per il caso della piccola Lavinia Montebove: per la maestra e titolare dell’asilo, la condanna più alta

E’ stata la giudice del Tribunale di Velletri, Eleonora Panzironi poche ore fa a deliberare la sentenza in primo grado per il caso della piccola Lavinia Montebove, rimasta gravemente disabile dopo l’incidente che l’ha vista travolta da un’automobile nel parcheggio dell’asilo ad agosto del 2018.

La bambina ha oggi sei anni, vissuti tutti in uno stato vegetativo per le lesioni che le hanno intaccato le principali funzioni controllate dal sistema nervoso, e con il risultato di un’infanzia rubata, com’è stata definita dall’avvocata dei genitori della piccola Chiara Spagnolo.

La terribile vicenda e la pagina social dedicata al caso di Lavinia Montebove

Lavinia Montebove, nata sana come un pesce, il 7 agosto 2018 a 16 mesi di vita finisce in stato vegetativo dopo essere stata investita da una Bmw nel parcheggio dell’asilo nido, il centro estivo che frequentava a Velletri.

Per il terribile incidente, la titolare dell’asilo, Francesca Rocca, è stata accusata di non aver adempiuto ai suoi obblighi di maestra, e cioè di non aver vigilato sulla bambina e successivamente aver abbandonato tutti gli altri bambini per correre in ospedale.

Non chiamando il 118, avrebbe come si legge sulla pagina social dedicata al caso della piccola Lavinia: “Messo in pericolo ulteriormente la bambina, perché come è noto, un traumatizzato grave non si deve spostare”.

La Procura della Repubblica di Velletri, ha per questo contestate le lesioni colpose gravissime e l’abbandono di minore a Francesca Rocca, con il rinvio a giudizio e le udienze del processo di primo grado che sono partite solo a primavera 2022.

La creazione di una pagina social a sostegno delle condanne, era così nata contro il rischio di prescrizione ritenuto altissimo, e come spiegano gli amministratori: “Per un processo caratterizzato da colpi di scena, offese alla famiglia Montebove, testimonianze discutibili, perizie non credibili della difesa e molto altro. Lavinia, che vive a casa assistita da infermieri e terapisti solo 12 ore al giorno (il resto è a carico della famiglia che ha altri 2 bimbi), rischia quindi di non avere nemmeno giustizia”. 

Ieri l’inversione di rotta con la sentenza in primo grado sia per la maestra Francesca Rocca, titolare dell’Asilo “La fattoria di Mamma Cocca” , che ha ricevuto la condanna più consistente per gravi lesioni colpose stradali e abbandono di minore, è stata di due anni e sei mesi, che per C.C., la donna che si trovava al volante dell’auto che ha investito la bambina nel cortile, condannata per gravi lesioni colpose stradali, con la sospensione per un anno della patente.

Rifiutata l’assistenza a Lavinia proposta dalla maestra a processo

La sentenza è arrivata dopo che la Cassazione aveva rigettato una nuova richiesta di ricusazione da parte di Francesca Rocca. Ad ottobre del 2023 la donna attraverso L’avvocato aveva trasmesso una lettera in cui dichiarava la sua disponibilità ad assistere Lavinia nelle ore in cui sarebbe mancata l’assistenza infermieristica alla piccola.

Un’alternativa considerata inaccettabile dei genitori di Lavinia, Massimo Montebove e Lara Liotta, che nell’immediato risposero: “Dopo cinque anni di silenzio, alla disponibilità della maestra di venire a casa nostra ad aiutarci con nostra figlia, rispondo che abbiamo bisogno di infermieri e di sanitari, non di badanti”.