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Tor Bella Monaca, nuove intimidazioni contro Don Coluccia: cassonetti bruciati durante il corteo

Insulti e cassonetti bruciati al passaggio del prete di periferia che lotta da anni contro la criminalità organizzata

Questa volta non si è trattato del tentativo di fermarlo investendolo con uno scooter ma di un gesto intimidatorio diverso. Quello di bruciare cassonetti a poca distanza dal punto in cui don Antonio Coluccia, il prete che da anni si batte per la legalità, partecipava all’ennesima iniziativa di denuncia contro la criminalità organizzata. Teatro dell’episodio sempre viale dell’Archeologia nel quartiere di Tor Bella Monaca alla periferia di Roma dove si era verificato il fallito investimento.

Insulti e cassonetti bruciati al passaggio del prete di periferia che lotta da anni contro la criminalità organizzata

Le fiamme sono state appiccate ieri sera, mercoledì 3 gennaio, da ignoti presumibilmente intenzionati a tenere sotto pressione il sacerdote per i suoi continui messaggi rivolti contro le mafie e contro la piazza dello spaccio probabilmente più grande d’Europa. Don Coluccia era assieme agli scout e all’associazione civica TorPiùBella guidata dall’attivista Tiziana Ronzio quando alcuni secchioni per la raccolta dell’immondizia hanno improvvisamente preso fuoco. Persone presenti sul posto hanno riferito di aver sentito anche gridare insulti all’indirizzo del sacerdote considerato “un infame” per la sua attività di propaganda.

Immediato l’intervento di un’autobotte dei pompieri che hanno soffocato in breve tempo l’incendio. L’episodio ha avuto l’effetto di scatenare la reazione dei rappresentanti delle istituzioni che partecipavano all’evento e che hanno preso posizione contro i numerosi clan presenti in zona ribadendo l’intenzione dell’amministrazione locale del VI Municipio delle Torri di continuare a dare pieno sostegno alle dimostrazioni anti violenza di don Coluccia, che da diversi anni vive sotto la protezione di una scorta a causa delle numerose minacce ricevute per cercare di mettere la parola fine al suo attivismo.

L’ultimo episodio risale al 29 agosto dello scorso anno quando don Antonio Coluccia, mentre partecipava a una marcia per la legalità sulla stessa strada percorsa dal corteo di ieri, era stato avvicinato da uno scooter guidato da un giovane che, nel tentativo di investirlo, aveva travolto uno dei poliziotti della scorta prima di essere raggiunto da un colpo di pistola al braccio sparato da un altro agente. Entrambi i feriti, per fortuna non in pericolo di vita, erano stati soccorsi dai sanitari del 118. Il primo trasferito in codice rosso nello stesso ospedale dove sotto stretta sorveglianza veniva medicato anche l’aggressore (leggi qui).

Forse pensavano di togliermi dalla faccia della terra -disse allora il sacerdote- ma io tornerò in strada”. E così è stato anche dopo la gigantesca operazione antidroga scattata nel quartiere di Tor Bella Monaca il 7 settembre scorso. Pochi giorni dopo don Antonio aveva partecipato a una iniziativa per la pulizia straordinaria del quartiere assieme all’Ama, ad altri rappresentanti politici e al prefetto Lamberto Giannini che si trovava sul territorio nel corso di un controllo cui avevano preso parte diverse forze dell’ordine. Presente anche il cantautore e regista Federico Zampaglione per presentare il concerto che si è tenuto il 12 novembre successivo a via Quaglia dove solo pochi mesi prima era stato commesso un omicidio legato al traffico degli stupefacenti.

Le donne imprenditrici esprimono solidarietà al prete anti spaccio

Dopo il rogo dei cassonetti hanno espresso solidarietà a Don Coluccia anche le donne imprenditrici riunite sotto la sigla dell’Associazione AIDDA, fondata nel 1961 a Torino per la valorizzazione delle aziende in rosa e che, per voce della presidente regionale, Diana Theodoli Pallini, ha sottolineato l’importantissima missione svolta dal sacerdote “a favore del recupero e del rilancio delle periferie, obbiettivo essenziale per il bene della città”.  “Non possiamo permettere quest’opera sia fermata dalle intimidazioni, dobbiamo far quadrato per difendere questa bella esperienza -ha dichiarato Theodoli Pallini- i preti di periferia non devono essere lasciati soli, i ragazzi che il parroco sottrae allo spaccio e alla malavita rappresentano la società di domani”.

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