Una procura inviata a un avvocato residente a centinaia di chilometri da Ardea. Una scelta, quella di un legale lontano, forse strategica, o forse casuale, ma certamente risultata poi comoda in determinate circostanze, quella adottata da Maricetta Tirrito. E adesso il legale, che ha rimesso il suo mandato ormai da diversi mesi, prende le distanze da quanto accaduto. “Mi sono fidata della mia cliente, così come hanno fatto tante altre persone. Ho accettato la procura speciale per alcuni atti, non una procura generale”, ha dichiarato.
L’avvocato che ha rilasciato una procura speciale per una delle ricoverate nella Rsa abusiva: “Mi sono fidata, mai avrei immaginato una cosa simile”
Una di queste procure speciali è quella – datata 14 dicembre 2022 – firmata da Gigliola Iannuzzi ed Enrico F. Lei è la 70enne che ha raccontato a canaledieci.it gli orrori vissuti nella co-housing di via Isernia, ad Ardea. Lui un anziano di 91 anni, suo coinquilino. Nel documento scritto al computer, che vede in basso la scritta “firmato davanti alla signora L. S. (tra gli arrestati del 12 dicembre n.d.r.) ”, Gigliola ed Enrico delegano l’avvocato a rappresentarli e difenderli “in future comunicazioni da protocollare presso il Comune di Ardea ed Asl Rm 6 (….) con più ampia facoltà del caso e di legge, ivi comprese (…) la facoltà di proporre e/o resistere a gravami, opposizioni, reclami, riscuotere e quietanzare somme, di procedere in via esecutiva, di chiamare terzi in causa, di estendere o ridurre le domande, di ridurre nuove domande ed eccezioni, di agire in via riconvenzionale, di transingere e/o conciliare”.
I due anziani nel documento dichiarano di essere stati “informati sull’importanza e sulle caratteristiche dell’incarico”, oltre che di aver “ricevuto e accettato un preventivo scritto relativo alla prevedibile misura del costo della prestazione”. Peccato però, che invece non ne sapessero nulla.
“Firmavo documenti senza sapere cosa fossero, per paura delle conseguenze. Non so proprio di aver firmato qualcosa all’avvocato. Avevo il terrore di loro e allora facevo quello che mi dicevano di fare, compreso mettere le firme dove mi dicevano di farlo. Ma io non vedo quasi più, quindi non so cosa c’era scritto in quei fogli”, racconta Gigliola. La donna, infatti, è ormai quasi cieca. “Quando sono entrata nella co-housing nel 2017 vedevo ancora abbastanza bene, anche se non perfettamente. Poi ho iniziato ad avere dei disturbi. Lo dicevo, ma mi rispondevano che avevano troppo da fare per portarmi a fare le visite di controllo dall’oculista. Adesso che finalmente la polizia mi ha liberato da quest’incubo ho scoperto che avevo una forte cataratta che, se curata in tempo, mi avrebbe consentito di vedere. Invece adesso è inoperabile e mi ha resa quasi cieca. Non distinguevo quindi quello che c’era scritto nei fogli che mi davano da firmare”, spiega la donna.
La diffida alla Asl
Dopo essere entrati in possesso in esclusiva della procura speciale, abbiamo contattato l’avvocato per chiedere spiegazioni, anche perché abbiamo scoperto che, lo stesso giorno della procura, il legale aveva inviato alla Asl una “diffida ulteriori tentativi di accesso immobile in privata locazione via Isernia 36 Ardea”.
Nella Pec la Asl veniva diffidata, così come due mesi prima era stato diffidato il Comune di Ardea, a recarsi nell’immobile: il giorno prima, infatti, personale Asl (probabilmente dietro segnalazione) aveva “osato” recarsi nella co-housing per un controllo, cosa che non era andata giù a qualcuno. Ed ecco che era partita la diffida. “Come già chiarito in altre occasioni ed ancora evidentemente non recepito – veniva bacchettata la Asl – in via Isernia 36 si trova un privato domicilio, regolarmente condotto in locazione e non una ‘casa di cura’, men che meno una ‘casa di riposo’ e le continue ingerenze di organi che illegittimamente pretenderebbero di effettuare verifiche di alcun genere non sono giustificabili, né saranno oltremodo tollerate”.
La Asl veniva anche invitata a documentarsi sulle co-housing, “modello perfettamente legale di coabitazione fra più persone che condividono spese e sperimentano un’esistenza felice e in piena libertà”. Peccato che gli anziani – o quantomeno alcuni di loro – tutto fossero tranne che liberi e felici, almeno da quello che emergerebbe dalle indagini.
Le dichiarazioni dell’avvocato
“Purtroppo mi sono state dette cose non vere dalla mia cliente, a cui ho creduto anche a causa della distanza – spiega l’avvocato – Mi è stato assicurato che tutto era suffragato dall’esistenza di documentazione. Riguardo la procura speciale, ho chiesto assicurazioni riguardo al fatto che a firmare fossero davvero i signori Gigliola Iannuzzi ed Ernico F. tant’è vero che mi sono fatta inviare i documenti per confrontare le firme e ho fatto apporre la dicitura sotto alla procura da quella che doveva essere la testimone della firma. Io non ero presente, trovandomi in un’altra città, quindi ho adottato questa procedura che è standard. Mi sono fidata, non avrei immaginato una cosa simile”. L’avvocato, che ribadisce sia stato coinvolto “esclusivamente per inviare la pec alla Asl su procura speciale della cliente“, subito dopo il blitz delle forze dell’ordine nella Rsa abusiva, ha rimesso il mandato ed è uscita di scena.
“Ci tengo a sottolineare – specifica l’avvocato – che la procura ricevuta dalla signora Gigliola e dal signor Enrico è stata sottoscritta in base a un modello standard e che il mio compito si è limitato all’invio della pec alla Asl. Il mandato professionale era limitato a quello e non ho mai riscosso o quietanzato somme per conto degli interessati“.
Si fa presente che la posizione di Maricetta Tirrito e degli altri arrestati è quella di indagati e che, pertanto, fino alla sentenza passata in giudicato non sono da considerarsi colpevoli. Al momento la Procura della Repubblica ha emesso provvedimenti sulla base di indizi di reato: le prove dovranno formarsi nel corso del processo.