La Tirrito non risponde al magistrato. Solo dichiarazioni spontanee. L'accusa più grave cade
Si è avvalsa davanti al gip della facoltà di non rispondere Maricetta Tirrito, la paladina antimafia di origine siciliana, finita in carcere nei giorni scorsi nell’ambito di un’inchiesta su presunti raggiri ai danni di anziani che vivevano nella casa condivisa di Ardea da lei gestita.
Nell’interrogatorio che si è svolto oggi ha reso, però, delle dichiarazioni spontanee in cui ha respinto le accuse.
La donna da mercoledì ha iniziato uno sciopero della fame e della sete perché si sente “vittima di una ingiustizia”.
A quanto riferito dal legale della donna, Emanuele Fierimonte, il giudice ha revocato la custodia cautelare in relazione all’accusa per omicidio con dolo eventuale relativa alla morte in ospedale di uno dei pazienti della struttura.
“È un’ingiustizia. Avrei potuto chiarire tutto, ma non mi è stato permesso – ha detto la Tirrito – I parenti sapevano e mi avevano autorizzato a usare le carte di credito”.
La paladina antimafia è finita in carcere con l’accusa di aver organizzato, secondo la procura di Velletri, un collaudato sistema di spoliazione ed appropriazione del patrimonio di alcuni anziani.
La donna resta accusata di circonvenzione d’incapace, esercizio abusivo della professione medica, falso ideologico e materiale.
La paladina dell’antimafia, che negli ultimi anni si è avvicinata al partito di Giorgia Meloni, Fratelli D’Italia, sostiene di aver ricevuto in carcere minacce di morte: un foglio con la foto di una pistola che le è stato fatto recapitare in cella. Il suo avvocato ha chiesto per lei la misura degli arresti domiciliari.
L’operazione, che ha portato in carcere Maricetta Tirrito e ha coinvolto altri quattro indagati, è stata effettuata la mattina del 12 dicembre dagli agenti del Commissariato di Anzio, su ordine della Procura di Velletri, dopo indagini durate quasi un anno, coordinate dal Pm Ambrogio Cassiani e dal Gip Boccarrato.
Tra gli arrestati (in questo caso ai domiciliari) risultano anche il compagno della Tirrito, mentre per un medico di base di Ardea è stata ordinata la sospensione del pubblico esercizio per un anno: avrebbe prodotto certificati falsi. Alla Tirrito sono stati posti sotto sequestro anche 385mila euro.
Canaledieci.it ricorda che l’inchiesta è ancora nella prima fase e le persone coinvolte non possono ritenersi colpevoli. Lo stato di colpevolezza – nel nostro ordinamento giudiziario – viene accertato solo in seguito alla condanna definitiva stabilita dalla Corte di Cassazione.