La Corte d'Appello conferma le condanne per omicidio volontario per la morte del musicista Alberto Bonanni
Fu omicidio volontario. Il nuovo e ultimo processo per la morte di Alberto Bonanni conferma la linea dettata da anni dalla procura. Il musicista trentenne, originario di Roviano, era morto nel 2014 in seguito a calci e colpi di casco per una aggressione subita nel rione Monti nel giugno 2011.
Questa volta è stata la corte d’Assise di appello a ribadire la colpevolezza per omicidio volontario di Brian Gaetano Bottigliero, Carmine D’Alise, Christian Perozzi e del pittore Massimiliano Di Perna, stabilita in primo grado un anno fa.
Per i primi tre oltre che la contestazione di omicidio è stata confermata anche la pena a 14 anni. Pena ridotta invece per Di Perna: dovrà scontare 11 anni e 4 mesi di carcere.
Una sentenza che arriva 12 anni dopo i fatti e per cui gli stessi imputati erano già stati condannati a 9 anni per tentato omicidio, reato contestato prima che il musicista morisse dopo un lunghissimo travaglio.
Con la morte della vittima, infatti, si è istaurato un nuovo procedimento che ha mutato la contestazione in omicidio volontario e aggravato le singole posizioni.
I fatti risalgono alla notte del 26 giugno 2011: Bonanni si trovava in una piazzetta del quartiere Monti con alcuni suoi amici quando venne, all’improvviso, insultato e poi aggredito, colpito alla testa con un casco, finendo in coma.
Nonostante le cure costanti e gli interventi Alberto Bonanni, il 6 dicembre 2014, è morto in un letto dell’ospedale di Subiaco a causa di un’insufficienza respiratoria.
Dopo alcune settimane il pm Silvia Sereni, titolare del’inchiesta, quindi, ha riaperto un nuovo fascicolo sul caso contestando l’omicidio.
Gli accertamenti – che avrebbero provato il nesso di causalità tra il pestaggio e la morte anche a distanza di tre anni e di un tumore cerebrale scoperto poi – sono stati effettuati, poi, in base alla documentazione sanitaria raccolta.
Non è stato possibile infatti, nel marzo del 2015, procedere all’autopsia perché la madre di Alberto Bonanni, sostenuta da tutto il paese, aveva impedito il prelievo della salma.
“Mio figlio ha sofferto troppo, non voglio che il suo corpo venga più violato”. Anche i bambini della scuola accompagnati dalle maestre, mamme ed anziani, erano scesi in piazza a protezione della salma presidiando per alcuni giorni il cimitero.