Dai licei romani il grido: "Facciamo rumore per Giulia, diamo voce a chi non c'è più"
Il rumore al posto del silenzio. Oggi alle ore 11 in punto doveva essere il momento del silenzio in ricordo di Giulia Cecchettin, l’universitaria a un passo dalla laurea, assassinata e poi buttata in un dirupo dal fidanzato poi fuggito via. Molti studenti, però, hanno scelto il rumore per far sentire la loro voce. “Il silenzio non ci basta”, la risposta dei liceali romani alla proposta del ministro dell’istruzione.
“Nelle aule, nei corridoi, diciamo no a un silenzio assordante. Fate rumore con ciò che potete“. La protesta partita in Veneto è dilagata in tutta Italia, Roma compresa.
Al Manara, al Morgagni, all’Orazio e al Tasso, così come al Virgilio, al Talete, al Mamiani, al Farnesina in altri licei e istituti della capitale gli studenti con chiavi, borracce, megafoni, applausi, fischi e semplici ticchettii o colpi sui banchi hanno deciso di mobilitarsi contro la “società patriarcale”. “Per Giulia, per tutte. Siamo il grido di chi non c’è più. Mai più vittime“, il grido degli studenti.
“Mai più vittime“, le parole del ritornello riaprono il dolore per una ragazza come loro uccisa e buttata via.
Fumogeni viola, fischi, urla, applausi, e il conto alla rovescia alle 11, orario indicato per il minuto di silenzio richiesto dal ministro dell’Istruzione Valditara per Giulia Cecchetin.
Il coro cantato dai giovani ed esploso in “rumore”. “Facciamo rumore e bruciamo tutto“, ripetono. Fortunatamente incendi non sono stati appiccati, ma la mobilitazione ha lasciato subito intuire che gli studenti vogliono indicare una via alla ribellione in difesa delle donne, delle bambine, delle adolescenti.
Da qui cori riversati dai corridoi fino ai cortili.
Altre scuole hanno rispettato il minuto di silenzio. L’omicidio di Giulia ha toccato le coscienze, risvegliato i giovani. Il 25 novembre per la giornata contro la violenza sulle donne a Roma sono previste una infinità di appuntamenti ed eventi. Ci saranno anche gli studenti dei licei romani, pronti di nuovo a far rumore. “Basta silenzio, bisogna dar voce a chi non c’è più“.