Apertura

Roma, stadio Flaminio: quel fantasma che denuncia il lassismo del Campidoglio (VIDEO)

Mentre si riapre il Palatiziano, a pochi metri di distanza lo stadio Flaminio affoga nel degrado. Il lassismo del Comune di Roma

E’ un fantasma accucciato sotto una strada a scorrimento veloce, sommerso da degrado e abbandonato al suo destino di vecchio malato dall’usura del tempo. Mentre a pochi passi si celebra la riapertura del Palatiziano, i cui lavori sono comunque durati due anni invece dei sette mesi previsti, lo stadio Flaminio giace moribondo in un letto di crepe, rifiuti ed erbacce.

Mentre si riapre il Palatiziano, a pochi metri di distanza lo stadio Flaminio affoga nel degrado. Il lassismo del Comune di Roma

Benvenuti in quello che per tanti anni è stato il simbolo dell’eleganza architettonica nello sport. Progettato da Antonio Nervi, figlio di quel Pier Luigi  che ha costruito il PalaEur, la sala delle udienze in Vaticano, alcuni hangar dell’aeroporto di Fiumicino e molte altre opere, tra le quali anche il vicino Palatiziano, lo stadio Flaminio è stato per Roma il portatore di una storia memorabile. Impiegato non solo per il calcio (quello delle Olimpiadi 1960 ma anche per le partite di Coppa Italia della Lazio e per le gare della Lodigiani) ma anche per il rugby e come sede di concerti rimasti nella memoria della città: nel 1987 degli U2, dei Duran Duran, di Prince e di David Bowie, nel 1988 e nel 1992 di Michael Jackson, e nel 1990 dei Rolling Stones. Nelle palestre e nelle piscine realizzate sotto le tribune, sono cresciuti campioni di nuoto e di ginnastica.

Dal 2011 lo stadio Flaminio è chiuso e inutilizzato, abbandonato al suo destino. Tutto intorno un girone dantesco fatto di camper e roulotte di senzatetto, di sbandati, di cumuli di rifiuti e calcinacci. Dentro il perimetro recintato, il passare del tempo sta sgretolando le tribune e le palestre.

Dal 2021 è disponibile un progetto per il recupero elaborato dalla facoltà di Architettura dell’università La Sapienza di Roma finanziato dalla Fondazione Paul Getty. Da segnalare che anche l’archistar Renzo Piano, nel 2012, si interessò al restauro per il riuso dello stadio Flaminio come tempio della musica lirica. Entrambi i progetti sono rimasti lettera morta: in tutti questi anni, solo parole e nessun fatto.

Ieri, in occasione della riapertura alla città del Palatiziano, ancora promesse e parole gonfie di retorica. “Stiamo lavorando”: per l’ennesima volta resta la parola d’ordine degli uomini alla guida del Campidoglio. Un motto vuoto di oggi come lo è stato di quelli che li hanno preceduti.

Foto e video di Marco Simoni.